Diciamo che anche l’orrore ha o potrebbe avere un ruolo emotivo positivo, di stimolo alla rivalsa. Ma , sul potrebbe, si insabbiano molte delle opportunità di riscatto, che molti ma non tutti auspicano. Non si tratta di fatti e visioni distanti nel tempo, tramandate e mitizzate dalla storia, ma di realtà consolidate e di accadimenti di prossimità, nel quotidiano divenire, che ci riguardano, eppure… Il teatro dei delitti è quello ricorrente e quasi scontato delle buche assassine, come degli alberi crollati e più ancora dei ponti all’amianto disintegrati, della massificazione immaginifica di corpi martoriati e inerti tra mazze, roncole e bastoni, violentati in sordidi luoghi di movida, schiacciati e aggrovigliati fuori discoteca o scaraventati tra le lordure dei bordo strada. Quei luoghi intrisi di ingiustificabile degrado, di disperazione, di scorie velenose disseminate sul campo, tracce di scempio, di gratuite demenziali tragiche battaglie, non sono altro che la rappresentazione simbolico-scenica di quel che è il nostro malessere, sintomo grave di una crisi di valori e di identità. Chiedere che ci venga restituita un’opera d’arte rapinata agli Uffizi dalle SS , sembra quasi un azzardo, un affronto alla diplomazia ed alla legge delle prescrizioni, ma un Direttore tedesco ha sentito il dovere di farlo. Chiedere che vengano messe fuori legge le bande che da anni stanno incancrenendo la passione per il calcio, con intenti criminali è una necessità vitale, bisogna dare un taglio, recidere e un PM ha rotto gli indugi. Gli eufemismi e le tisane, i daspo e le punizioni a tempo per le curve sono tutti palliativi di cui non ci si può continuare ad avvalere, accertatene nel tempo, troppo, l’inutilità e la dannosità. Infine, un appello per il Ministro dell’Istruzione: ripristiniamo le scuole serali, come occasione fondamentale di apprendimento della cultura digitale per i milioni di analfabeti di ritorno, di fronte alle incalzanti raffiche di una caotica alzata del vento informatico, carico di provvedimenti destinati a cambiarci la vita nella relativa consapevolezza.
Ruggero Alcanterini