30 giugno 2019
Quante volte, forse ogni giorno, dobbiamo compiacerci di aver pensato quel che con toni pomposi e saccenti ci viene proposto dai grandi, piuttosto che dai piccoli della terra. Diversamente, quante volte ci siamo chiesti perché ci si comporti in palese contrasto con ogni ragionevole senso della logica, salvo appunto pensare male, ovvero che quel che va storto non avvenga per cattiva sorte. E vengo al dunque, perché questa storia delle migrazioni canalizzate dall’Africa verso l’Europa, attraverso la Libia in guerra guerreggiata permanente e quindi l’Italia, con tutte le conseguenze del caso, dovrebbe essere di gran lunga una priorità dell’ONU, della NATO, dell’OMS, dell’UNESCO e non ultimo della FAO, dell’UNICEF, della Croce Rossa e chissà quanti altri marchingegni serotoninici. Purtroppo non risulta che tutti questi ricchi e stracelebrati Enti si interessino più di tanto del tragico fenomeno, posto che il tutto sembra risolversi comodamente tra Lampedusa e Malta, generando un po’ di lavoro straordinario per le Procure e le Capitanerie, piuttosto che ordinario per soccorritori ed imprenditori della prima accoglienza, che diversamente non avrebbero motivo di esistere. In effetti quando trent’anni fa, nel 1989, con la convention internazionale del GAROFANO AZZURRO, fui protagonista di una importante riflessione sulla situazione mediterranea, sviscerandone punto per punto le problematiche, quel che emergeva era di certo la questione ambientale, ma assolutamente non quella dei migranti fuggiaschi dai paesi d’origine, oggi definiti esuli, piuttosto che economici o meglio “politici”. Provate a pensare quel che è accaduto successivamente, dai primi anni novanta, con la destabilizzazione nazionale e internazionale, paradossalmente generata dalla caduta del “muro”, dalle pretestuose devastanti guerre in Iraq, Afganistan, Siria, l’abbandono nel caos della Somalia e dell’Eritrea, la punizione dello Yemen, nonché l’insorgenza di movimenti del terrore internazionale, mentre venivano fatti fuori Saddam e Gheddafi e si dava una sistemata al resto in nome di un arabesco vento di primavera. Ma non vi sentite presi in giro? Non avete l’impressione di essere in un culo di sacco, insieme ai cadaveri di Moro e degli ottantuno polverizzati tra i rottami del Douglas DC-9 della Itavia, abbattuto a vista di Ustica, ancora trentanove anni fa? Parliamoci chiaro, le sceneggiate franco-tedesche-olandesi, piuttosto che la baraonda di opinioni sulla decisione di Carola di spintonarci, non sono altro che i dettagli, gli effetti secondari di una situazione pesantissima, fatta di interessi veri e pelosi, negati ma palesi, che stanno mandando in malora il mondo, a cominciare dalle realtà più fragili o rese tali. Dobbiamo farcene una ragione e rassegnarci? Impossibile, se ci rimane la capacità di analisi, anche la più elementare. E allora? Allora, finiamola di litigare tra di noi e guardiamo in faccia chi ci sta fregando, per avere almeno la soddisfazione della consapevolezza. Diversamente, l’alternativa è la solita, quella di finire “cornuti e mazziati”.