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LA PARABOLA DI RODARI

GIANNI RODARI
(15 APRILE 2020) Sembrerebbe un film anche divertente, se non si trattasse di una buia fase della nostra vita. Ricordo ancora l’attuazione del dettato costituzionale riguardante le Regioni ordinarie, quando finalmente si votò, nel 1970. Diciamo che da allora la vita non fu più la stessa e per certi versi andò peggio. Volete un esempio? Quello del turismo, quando la nostra capacità promozionale nell’universo mondo si frammentò in una miriade di coriandoli e il nostro primato cominciò a declinare con beneficio della concorrenza low cost. Ecco, indipendentemente dalla applicazione modulata dei principi, occorre dunque una comune chiave di lettura, come del caso COVID 19. Adesso cominciano le fibrillazioni ed è chiaro che si rischia di compromettere quanto già fatto, di entrare nel caos. Ad esempio, che senso ha insistere con questa necessità del calcio spettacolo di ripartire, se non quella dare un pessimo segnale comportamentale, indipendentemente dai problemi intrinsechi a quel mondo. Del resto, se il moloch dei Giochi Olimpici si è piegato all’evidenza, va da se che il football, che vive anch’esso di riverberi emotivi non può che adeguarsi, anche per rispetto della consegna che riguarda in particolare ogni tipo di assembramento anche psicologico. Esistono esempi di eventi sportivi interrotti. Di stipendi esagerati non corrisposti per cause di forza maggiore e quindi occorre farsene una ragione. Piuttosto, sta diventando imbarazzante il commissariamento dei commissari, la progressione geometrica per cui chi – consulente – delegato in vece di chi per consenso popolare dovrebbe assumersi in primis la massima responsabilità di governo e risponderne, adesso nomina e delega altri consulenti per gestire la prospettiva non di poco strategica della ripresa futura, la fase due/tre. Qualcuno paventa addirittura incarichi ministeriali, mentre vi sono ministri in carica di cui si sono perse le tracce e che sono ridotti al ruolo di comparse. Torno così a ripetere che da trent’anni paghiamo il prezzo di una anomalia politico amministrativa, frutto anche della nostra distrazione, della nostra superficialità. Infine chiedo soccorso al grande favolista Gianni Rodari, di cui quest’anno innominabile contrassegna il centenario della nascita: …
“C’era una volta un punto
interrogativo, un grande curiosone
con un solo ricciolone,
che faceva domande
a tutte le persone,
e se la risposta
non era quella giusta
sventolava il suo ricciolo
come una frusta.
Agli esami fu messo
in fondo a un problema
così complicato
che nessuno trovò il risultato.
Il poveretto, che
di cuore non era cattivo,
diventò per il rimorso
un punto esclamativo.
…C’erano solo gli uomini, con due braccia per lavorare
e agli errori più grossi si poté rimediare.
Da correggere, però, ne restano ancora tanti:
rimboccatevi le maniche, c’è lavoro per tutti quanti.”
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