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La morte per mesotelioma cammina sui binari delle Ferrovie dello Stato Massimo Alampi non si da per vinto e denuncia la morte del padre alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria.

Roma, 01.08.2017 Poderosa iniziativa dell’Osservatorio Nazionale Amianto che nei prossimi giorni, attraverso il responsabile territoriale di Reggio Calabria, Massimo Alampi, presenterà un voluminoso dossier al competente Comando dei Carabinieri e alla stessa Procura della Repubblica.

“Deve essere fatta piena luce sulla morte di mio padre Letterio, stroncato dal mesotelioma da amianto che l’INAIL ha riconosciuto provocato dalla sua attività di lavoro Omeca, successivamente Ansaldo Breda.

Con lui sono morti, secondo i dati raccolti dall’ONA, nell’intero settore dei rotabili ferroviari, più di 500 lavoratori negli ultimi 20 anni solo per mesotelioma, 2.000 per le altre patologie asbesto correlate. Qui ci sono responsabilità precise anche delle Ferrovie dello Stato che per molto, troppo, tempo hanno continuato a usare amianto e quindi imporre forniture di amianto a coloro che realizzavano vetture e locomotive ferroviarie e, tranne alcune sentenze di condanna come quella disposta dalla Corte di Cassazione penale, n. 5037 del 2001, e altre sentenze, in realtà siamo fermi, nessuno dei responsabili è in carcere come meriterebbe per aver provocato morti e morti e malati, lutti e tragedie, e io non mi fermerò, voglio sensibilizzare la cittadinanza di Reggio Calabria nella mia qualità di responsabile ONA, l’associazione che ormai da quasi 10 anni rappresenta le vittime dell’amianto e i loro famigliari” dichiara il Sig. Massimiliano Alampi.

Certamente

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quella dell’amianto nei rotabili ferroviari è un’emergenza perché sta provocando un’epidemia di mesoteliomi, tumori polmonari, alla laringe, faringe, esofago, fegato, colon e perfino all’ovaio e per non parlare dell’asbestosi, placche pleuriche ed ispessimenti pleurici e le complicazioni cardio-vascolari.

“Muoiono anche i famigliari dei lavoratori impiegati in questo settore. Ricordo l’Isochimica di Avellino e il processo in corso che vede nel banco degli imputati anche funzionari delle Ferrovie dello Stato perché erano le Ferrovie dello Stato a stabilire che le forniture dovessero essere con materiali di amianto. È lo Stato il maggiore colpevole, uno Stato colpevole” dichiara l’Avv. Ezio Bonanni, presidente dell’ONA.

Il coordinamento delle vittime delle Ferrovie dello Stato è affidato, per quanto riguarda l’attività comunicativa, al Sig. Antonio Dal Cin. Questi, in qualità di finanziere, è stato esposto ad amianto durante l’attività di servizio e, a sua insaputa, in seguito alla presenza di alcune carrozze ferroviarie lasciate in sosta nei pressi della Dogana di Prosecco sez. Fernetti (TS). Questa ulteriore esposizione, durante il servizio, ha inevitabilmente causato il cosiddetto “effetto sommatoria” dei fattori di rischio che ha determinato la patologia da amianto ”asbestosi pleurica”, per cui è stato riconosciuto inabile al 100% e dunque posto in congedo quando era nel fiore della vita, per avere da poco superato i 40 anni.

Molti altri, anche finanzieri e mogli dei lavoratori sventurati e disgraziati che lavoravano nelle FFSS, sono invece deceduti per aver lavato le tute dei mariti, come nel caso di condanna penale a carico di responsabili delle Ferrovie nel procedimento definito dalla Corte di Cassazione, n. 5037 del 2001.

Massimo Alampi grida con forza: “Giustizia! Giustizia! Giustizia! Mobilitazione dei lavoratori e cittadini contro l’amianto! Non mi darò per vinto, dobbiamo combattere contro questi carnefici dell’amianto che hanno ammazzato i nostri cari e pensano di farla franca e rimanere impuniti. Chiediamo al Capo dello Stato, On.le Mattarella, affinché per una volta ricordi anche la necessità di dare giustizia alle vittime dell’amianto, e così mi appello anche al presidente del Consiglio perché pure lui si svegli e adotti i provvedimenti necessari. Mi riferisco anche alla bonifica delle scuole e altre iniziative che dovrebbe assumere e che il governo non ha ancora assunto. Per cui ritengo che noi dal basso, noi dell’ONA, dobbiamo aggregare tutte le forze sane, unirci con le altre associazioni, con le parrocchie, con i sacerdoti e lottare tutti insieme pacificamente per avere giustizia su questa terra per mettere in carcere chi si è arricchito sulla vita e sul sangue dei cittadini inermi”.

 

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