27 MAGGIO 2016
Si affollano pensieri, emozioni, sensazioni, riflessioni, poi una visione fatta di immagini non dissacranti ma sdrammatizzanti di un problema di fondo come quello delle barriere architettoniche, che ci dividono spesso dal prezioso apporto di coloro che la sofferenza ha reso valenti e più abili, non diversamente. Un mondo senza barriere fisiche e mentali rappresenta al contempo l’utopia e l’obiettivo da raggiungere. Paradossalmente, per contrastare l’integrazione selvaggia frutto del combinato disposto tra trafficanti d’armi e di essere umani, si erigono nuove barriere architettoniche fatte di cemento, pali e filo spinato lunghe centinaia di chilometri o si confida nel mare in tempesta, che blocchi le partenze dalle coste africane. Attendiamo rassegnati nel breve termine almeno altri duecentomila disperati. Ma il fenomeno è ormai globale e coinvolge chi sta bene e chi sta male in ogni parte del mondo. Così si scopre che chi traffica ai confini tra Messico e USA, ha esteso e consolidato la criminale intrapresa sulle sponde del Mediterraneo e chi compie atti di pirateria, genera guasti internazionali, che vanno ben oltre la rapina sulle navi, come ci esemplifica la crisi diplomatico-giudiziaria ancora in atto tra India e Italia. Per questo salutiamo con gioia il ritorno in patria di Salvatore Girone, che in attesa del giudizio definitivo del Tribunale dell’Aia, si riunirà con Massimiliano Latorre, suo compagno di sventura, pensando che i G7, G 8 e G 20, debbano una buona volta occuparsi di questi fenomeni, cambiando le regole e determinando azioni di prevenzione e contrasto, prima che si generino altri mostri. Infine, ricordiamoci della Madre Terra, che continuiamo a degradare senza rimedio, distratti forse ad arte da tante emergenze non futili ma relative, rispetto alla questione imperativa del clima e del surriscaldamento giunto alla soglia del punto di non ritorno.