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Riceviamo e pubblichiamo: Impianto rifiuti ad Anzio, Placidi dice ni, cioè si

Durate la Commissione ambiente di giovedì 2 febbraio hanno regnato purtroppo ancora una volta confusione, poca chiarezza e il solito scarico di responsabilità. L’oggetto della commissione era l’ennesimo impianto di stoccaggio e trattamento dei rifiuti (pericolosi e non) proposto da un’impresa privata ad Anzio, in zona Padiglione, dove due impianti a biogas sono stati già proposti (uno dei quali con ogni probabilità verrà realizzato) e che trattano un quantitativo di rifiuti di gran lunga superiore ai bisogni del Comune. Alcuni cittadini hanno legittimamente dato sfogo alle loro paure e alla loro indignazione verso un territorio che somiglia sempre di più ad una grande discarica a cielo aperto, delle associazioni ancora una volta si sono sostituite alle istituzioni fornendo elementi tecnici in merito all’approvazione del nuovo impianto, i Consiglieri Comunali, quasi tutti, si sono dimostrati ancora totalmente impreparati e l’assessore Placidi ha dichiarato che il Comune nella conferenza dei servizi del prossimo 2 marzo dirà “nì”, cioè sì, ma senza i rifiuti pericolosi previsti nel progetto, cosa, peraltro, impossibile, perché il Comune sarà chiamato a dire sì o no.
Speriamo che all’interno del caos che ha caratterizzato la Commissione i cittadini siano riusciti ad avere chiari almeno tre punti:
una grande responsabilità è della Regione Lazio, la quale nel 2013 ha cancellato il Piano dei Rifiuti regionale (che stabilisce criteri di distribuzione degli impianti nel territorio regionale e distanze minime da garantire rispetto a luoghi sensibili, quali case, scuole ecc.) e da allora ancora non ne ha prodotto uno nuovo;
non esiste una “bacchetta magica”, una soluzione unica al problema dei rifiuti. Esistono tutta una seri di strumenti, ordinari e di pianificazione strategica e lungimirante, di cui l’Amministrazione si deve dotare se vuole dare dignità alla città, come l’adozione di un nuovo regolamento di igiene e sanità (chiesto mesi fa al Sindaco, insieme ad altre forze politiche e associative, il quale si era impegnato ad adottarlo, ma ad oggi così non è stato), documentazione tecnica (su tutti lo studio epidemiologico di coorte da richiedere alla ASL) per ostacolare i nuovi impianti e soprattutto per chiedere alla Regione Lazio, coordinandosi magari con altri Comuni limitrofi che vivono lo stesso problema, una moratoria su tutti gli impianti fino all’approvazione del Piano dei Rifiuti. A tal proposito ricordiamo, per fare chiarezza con tutti i cittadini che si domandavano “ma il Comune realmente cosa può fare?”, che l’autorizzazione dell’impianto passa per una conferenza dei servizi regionale, in cui diversi enti si riuniscono per decidere: il Comune non ha diritto di veto, ma il suo voto, specie se ben argomentato, conta e non poco;
con Amministrazioni diverse negli ultimi vent’anni, a questo punto non ci saremmo arrivati. Singolare in questo senso è come l’Assessore dichiari che la politica, mediante il Consiglio Comunale, debba farsi carico di rivedere le aree industriali della zona Padiglione: in Consiglio Comunale ci sono loro da oltre due decenni e il Piano Regolatore vigente, redatto sotto la guida De Angelis, e che ogni anno viene inserito nel rapporto “Mafie nel Lazio” come strumento per operazioni speculativi, lo hanno approvato sempre loro. Si potrebbe obiettare che allora non si potevano prevedere le biogas, ma circondare una zona con delle scuole, abitazioni e aree verdi di interesse comunitario con aree industriali non è geniale: difficile immaginare un’industria che emetta aria fresca e acqua di sorgente. Noi pensiamo che al Piano Regolatore bisogna metterci mano il prima possibile, ma è un percorso lungo che ha a che fare con la progettazione complessiva della città e con un suo disegno a lungo termine che non ha a che fare solo con le biogas.

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