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IL DOPO FESTIVAL DEL BEL PAESE

 

Siamo di fronte al delirio del “dopo festival”, come se tutto fosse questione di gag e canzonette. In realtà, visto l’impegno mediatico e l’investimento di danaro pubblico, dovremmo pretendere molto di più e di diverso. Dunque, se la vita per noi è tutta un quiz, abbiamo ogni anno la possibilità di verifica e magari di risposte dal Festival per antonomasia, emblematico e rappresentativo del nostro strano essere, che puntualmente passa dalla lirica alla prosa, tirando il sipario tra questo e quello, intercalando protesta e proposta, oggi in stile rap ed in canotta, come ieri capitava con melodici orpelli, piuttosto che volando più in alto del sole ed ancora più su. Certo, se tanto impegno e tanta professionalità prescindessero dalla rappresentazione illimitata delle pulsioni, oltre che dei talenti, se non si fosse virtuosi soltanto per una parte dell’anno, infarcendo la programmazione estiva di eventi riciclati dalle “teche”, saremmo nella normalità e non nella eccezionalità. Se poi, fossero eliminate ore ed ore di facezie inutili e pleonastiche, come quelle dedicate ad ignoti più o meno soliti e ad improbabili destinatari di eredità, allora sarebbe tutta un’altra cosa. Ma perché occorre ragionare su questo, se non per trarne spunto e dare conseguenza pratica allo stesso ragionamento fatto dal Presidente Mattarella in occasione del suo Giuramento? Perché, dopo l’enfatica reazione iniziale, adesso sembra già essere passato tutto in giudicato. Dopo avere applaudito per cinquantacinque volte le rampogne del Capo dello Stato, costretto a rimanere nel Palazzo dalla popolare bisogna, adesso, dopo appena una settimana, siamo di nuovo alle baruffe, ad un “dopo italico festival” effimero, rissoso, generalizzato. E’ anche per questo che sorge spontanea la riflessione sul da farsi e sulla necessità di una “transizione etica”, di una sorta di bagno purificatore, liberatorio, da cui non dovremmo prescindere. Certo, occorrono tanto coraggio, tanta forza d’animo ed una onestà intellettuale ai limiti del rigore assoluto. Qualcuno potrebbe pensare finanche alle trombe del giudizio ed io aggiungo perché no! Provate a cogitare su quello che ci è capitato dall’inizio degli anni novanta del secolo scorso e in particolare negli ultimi due anni pandemici, quindi traetene le conseguenze. La ulteriore dissipazione compulsiva di risorse per bonus e ristori all’insegna dell’emergenza ha oltretutto accentuato perplessità e diseguaglianze. Diciamo che si profila un continuo “dopo festival” per il Bel Paese, peraltro in affanno costituzionale. Così, sarà inevitabile una resa dei conti istituzionale e comunque con le parti sociali, che si attiverà in occasione delle prossime elezioni politiche, tra poco più di un anno. Quella fase potrebbe essere non meno complicata e rischiosa delle precedenti, quando passeremo dal settantenne Festival di San Remo al quiz dei quiz: saremo?

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