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Ideal Standard, venerdì 12 gennaio incontro al MISE per evitare la chiusura dello stabilimento di Roccasecca

Lottano per mantenere il posto di lavoro e venerdì 12 gennaio, alle ore 9, saranno a Roma, per un incontro al Ministero dello Sviluppo economico (MISE), con il ministro Calenda, la Regione Lazio, i rappresentanti aziendali e i sindacati per dare una svolta alla vertenza che mira a scongiurare la chiusura dello stabilimento il prossimo 13 febbraio.
Sono gli operai della Ideal Standard di Roccasecca, in provincia di Frosinone, azienda storica, aperta alla fine degli anni sessanta e leader in Europa nel settore della produzione di rubinetteria e sanitari per bagni. In tutto 500 lavoratori, 300 diretti e 200 di indotto.

L’azienda, multinazionale con sede centrale in Belgio e 17mila dipendenti nel mondo, aveva disertato un mese fa un vertice programmato proprio al Mise, per “sopraggiunti improrogabili impegni”. Il MISE, in una nota ufficiale aveva considerato “del tutto irresponsabile il comportamento dei vertici di Ideal Standard i quali, anziché avviare un serio confronto con le Istituzioni e con le Organizzazioni Sindacali, agiscono unicamente secondo principi che nulla hanno a che fare con le ragioni dell’industria”.

Una presa di posizione inaccettabile, aveva tuonato nell’occasione il consigliere regionale di Forza Italia del Lazio e presidente della Commissione Speciale riforme Istituzionali Mario Abbruzzese, che insieme al presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, e alcuni sindaci del territorio interessato, aveva incontrato una rappresentanza dei lavoratori dell’Ideal Standard di Roccasecca, garantendo il massimo impegno nell’affrontare la volontà dell’azienda di procedere con la chiusura dello stabilimento.
Uno schiaffo all’Italia, secondo Abbruzzese – “perché l’azienda ha usufruito di contributi statali e uno schiaffo alla provincia di Frosinone che l’ha ospitata in questi anni. La logica della produttività non può in questo caso pregiudicare i diritti dei lavoratori. Perché mi sembra chiaro che la Ideal Standard non chiuda perché non vi sono commesse o per fallimento, ma per la volontà dei vertici aziendali di delocalizzare la produzione e ricavare maggior profitti”.

Eppure l’azienda, è il commento degli stessi operai, che da un mese e mezzo presidiano lo stabilimento e hanno deciso di incatenarsi davanti all’ingresso, “ha sempre chiuso in attivo negli ultimi anni e i nostri pezzi sono stati spediti agli stabilimenti di tutta Europa”.

La realtà, ha spiegato in una nota Stefano Fassina, deputato di SI esponente di Leu, è che “i fondi proprietari di Ideal Standard in questi anni e, in particolare, negli ultimi due o tre attraverso il solito schema di scatole cinesi con epicentro in Lussemburgo, hanno depredato gli utili dell’attività industriale, frutto delle fatiche e della professionalità delle maestranze”.
Una situazione insostenibile, insomma, condannata in maniera trasversale un po’ da tutte le forze politiche, che in questi giorni hanno fatto visita agli operai di Roccasecca, manifestando solidarietà. Tra gli altri, il presidente della Regione Nicola Zingaretti, il presidente del Senato Pietro Grasso, la candidata del Movimento 5 Stelle nel Lazio Roberta Lombardi. Una passeggiata elettorale, che comunque, fanno notare gli stessi operai, aiuta a mantenere alta l’attenzione.

Al ministero dello Sviluppo economico, dove ad oggi ci sono ancora 166 tavoli di crisi aperti, con vertenze che riguardano 190mila lavoratori, “abbiamo l’occasione per dimostrare che siamo tutti uniti a difesa del nostro territorio e dei lavoratori che per anni hanno prestato servizio presso lo stabilimento Ideal Standard di Roccasecca” sottolinea Abbruzzese, pertanto “è necessario che tutti i Sindaci con la fascia tricolore siano presenti davanti al Mise ad attendere l’esito dell’incontro. Serve una mobilitazione generale di tutto il territorio. Dobbiamo far capire in ogni modo che una delle aziende più importanti del Lazio Meridionale non può chiudere i battenti dalla sera alla mattina, viste le rendite prodotte negli anni. Le logiche di profitto non possono e non devono superare i diritti di ogni singolo lavoratore che, attraverso il suo salario, sostiene economicamente la propria famiglia“.

di Antonio De Angelis

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