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Hawking, la teoria dell’essere, ovvero del tutto

In definitiva, Stephen William Hawking ha dedicato la sua esistenza alla spiegazione del mistero dell’essere, elaborando la teoria del tutto, che non gli è valso il Premio Nobel , come ad Albert Einstein con quella della relatività, ma gli ha consentito di arrivare dritto dritto al cuore, oltre che al cervello di noi tutti. In definitiva, quante volte ci siamo chiesti :”Ma cosa ci stiamo a fare su questo mondo?” Semplice la risposta dell’ineffabile Stephen, succeduto in staffetta al beffardo Albert, ovvero che forse siamo soltanto il paradigma di un sogno, di quel che c’è ma non c’è, di quel che c’era ma si è dissolto lasciandone memoria, che siamo tutti insieme appassionatamente elementi in entrata e in uscita dal grande buco nero, che da sempre ingoia tutti gli altri e tutti gli elementi che costituiscono quello che noi consideriamo il cosmo, piuttosto che il creato. La teoria quantistica elaborata da Max Planch nel 1900 cercava di dare una risposta all’andamento ondulatorio della materia tra luce e radiazioni, ma era comunque il tentativo ennesimo di dare e darci una risposta sulla questione di base, sulla questione dell’essere. Ecco su questo, con semplicità, Hawking ci ha illuminato, spiegando che in definitiva il segreto del nostro essere non è risolvibile se non con l’accettazione di una condizione, di uno status minore e al contempo per noi assoluto, apparentemente irrilevante, ma non del tutto, rispetto alla grandiosità sconfinata di un contesto senza limiti in cui ognuno recita la sua parte apparentemente a soggetto, ma assolutamente rispondente ad un copione già scritto. Forse il secondo nome di Hawking , William, non gli era stato imposto per caso, perché la capacità umana di sognare la dice lunga sul nostro ruolo e sul nostro destino. Noi stessi, con la nostra corporeità e con i nostri comportamenti che la trascendono, siamo la metafora, la spiegazione del cosmo e delle sue dinamiche, della teoria del tutto e quindi dell’essere. E a conferma che gli “umani”, nella loro breve storia terrestre hanno costantemente elaborato l’idea dell’essere in un contesto ben più alto ed ampio di quello terragno, voglio aggiungere gli esemplificativi primi versi di “Firdusi”, del millenario iranico Libro dei Re: “ In nome di colui che è mente e spirito, signore dello spazio, signor di gloria, Re che ci nutre. E guida è a tutti noi, sire del mondo, sire del ciel rotante, al sol di bella. Luce datore e alla Luna e all’astro. Dolce de’ vespri! – Egli dona idea trascende, ogni nome trascende, ogni concetto, E dona intanto alle create cose colori e luce. Se veder non ponno l’eterno tuo Fattor questi occhi tuoi, Ai fulgidi occhi tuoi non dar rancura, Che umano pensier via non ritrova. Per giunger fino a Lui. Trascende Ei solo. Ogni nome, ogni loco. Or tu ben sai che ove sorpassi ogni visibil cosa , Alto concetto fin lassù non giunge Umano spirto o mente umana.”

Ruggero Alcanterini

Direttore responsabile de L’Eco del Litorale

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