Protagonista assoluta la splendida cittadina del litorale laziale e il suo antico vitigno assunto a vero e proprio simbolo della resilienza della vite e straordinaria occasione per promuovere i percorsi enoturistici a sud di Roma con il suo mix esclusivo di terroir, storia millenaria, prodotti e persone. Ingredienti questi, tutti alla base della nascita anche di DOVI, la Denominazione di Origine Vitigni Italici presentata in anteprima nazionale durante il convegno inaugurale della kermesse, dal titolo:“Resilienza della viticoltura a piede franco: innovare nella tradizione per lo sviluppo sostenibile del territorio”. Al centro dell’attenzione la valorizzazione dei vitigni mai innestati su viti americane che mantengono ancora le caratteristiche degli antichi ceppi europei proprio come a Nettuno è il Cacchione già citato da Plinio il Vecchio su Naturalis Historia e oggi gelosamente custodito negli appezzamenti delle aziende Cantina Bacco e Casa Divina Provvidenza.
“Intenzione del DOVI – ha specificato il presidente Mario Lomartire – è quella di difendere i vitigni non innestati coltivati nei loro territori di origine attraverso l’identificazione, la caratterizzazione e la valorizzazione della produzione enologica. Un’occasione per far luce sulle potenzialità che questa può offrire anche in termini di marketing territoriale facendo dell’enoturismo una possibilità per rilanciare realtà attente a pratiche agronomiche capaci di sopportare i cambiamenti climatici senza per questo far venir meno nel vino l’espressione organolettica del territorio”. In Italia sono circa 500 gli ettari di vigneti franchi di piede. Tra le aree maggiormente interessate quelle di Lazio, Sardegna, Campania e Sicilia, cui fanno seguito in piccola parte anche Piemonte, Valle d’Aosta, Veneto ed Emilia Romagna Un patrimonio di cui ancora non si percepisce appieno il valore rappresentato per l’occasione al Nettuno Wine Festival dalla presenza delle più importanti aziende vitivinicole della Sardegna, ospiti di questa edizione insieme ai referenti dell’Agris e dell’Università di Sassari. “Come produttori di nicchia di uve rare e autoctone – hanno dichiarato attraverso i loro portavoce Francesco Lepori e Massimo Basciu – ci sentiamo legati ai vini laziali ed altri della nostra bella penisola da un grande comune denominatore ,quello che oggi è e sarà ci auguriamo il marchio DOVI per tutti. Una grande operazione di divulgazione culturale e sociale, sinonimo di conservazione ,tutela e ricerca di uve e vini che dal passato arrivano oggi intatti e si preparano al futuro conservandosi immutati dentro la cultura millenaria del piede franco.”
All’incontro che si è aperto con un simbolico taglio dell’uva e i saluti del Commissario prefettizio di Nettuno Bruno Strati, anche il Presidente dell’Arsial Mario Ciarla che ha sottolineato quanto “Il Nettuno Wine Festival, con l’interessante focus sulle coltivazioni a piede franco, il gemellaggio con la Sardegna, il livello dei contributi proposti in occasione della sua V edizione, si conferma un punto di riferimento, nel territorio di Nettuno, per la valorizzazione della produzione vinicola autoctona. Una sfida – ha detto – che Arsial condivide pienamente come il sostegno alle aziende produttrici locali, lo sviluppo sostenibile del territorio, la sfida dell’innovazione nella tradizione”. Presenze d’eccezione anche quelle del Crea, del Consorzio Tutela Denominazioni vini Frascati, del Comune di Frascati, dell’Associazione Città del Vino e del MAVV – Il Museo dell’Arte, della Vite e del Vino di Portici (NA) – che hanno sottolineato l’importanza di questa iniziativa e del fare rete.
Aggregazione che per il Nettuno Wine Festival si è tradotta soprattutto in una meravigliosa festa di fine estate animata da un pubblico gioioso ed entusiasta.
Promossa per il quinto anno consecutivo dalla Pro Loco Forte Sangallo con la partecipazione dell’Associazione Ristoratori Nettuno in Tavola, il sostegno del Comune di Nettuno, della Regione Lazio e la media partner di Radio Dimensione Suono Roma, è stata una manifestazione a tutto tondo capace di dimostrare che solo facendo sistema si può evitare di veder esaurito l’inestimabile giacimento enogastronomico identitario.
Protagonisti ancora una volta il cacchione, gli autoctoni laziali e i piatti della tradizione nettunese magistralmente interpretati dai ristoratori dell’Associazione Nettuno in Tavola lungo un percorso enogastronomico di oltre quattro chilometri con 13 punti di degustazione, 13 cantine, 1 Consorzio di Tutela, 29 ristoranti, 3 gelaterie, 13 gruppi musicali e tanta, tantissima musica grazie alla direzione artistica di Salvatore Vitiello. Immancabile la collaborazione anche per questa edizione con la Scuola di Danza Primi Passi di Nettuno, protagonista dei balli rurali che da sempre accompagnano la vendemmia e il lavoro nelle vigne.
Il tutto per una incredibile non stop impreziosita anche dal l’encomiabile lavoro dei ragazzi dell’istituto alberghiero Apicio Colonna Gatti di Anzio e dei sommelier della Fisar Roma e Castelli Romani Delegazione Storica che hanno gestito i banchi di degustazione offrendo ad ogni visitatore l’emozione del racconto e dell’assaggio.