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Gli editoriali del Direttore Ruggero Alcanterini

Gli editoriali del Direttore Ruggero Alcanterini

La politica conclude il 2018, la manovra del bilancio sul filo di lana.

I CONTI DI CONTE A PALAZZO CHIGI E IL CORAGGIO DI GOVERNARE – Francamente sono stupito dalla qualità espositiva e dalla temperanza non usuale dimostrate dal Presidente del Consiglio, non tanto perché i suoi titoli non lo attestassero, quanto perché sul campo, in tre ore di conferenza a tu per tu con una agguerrita rappresentanza di colleghi senza remore, lui ha tenuto botta, se la è cavata egregiamente, anche di fronte ai quesiti ed alle domande più imbarazzanti. Certo, questo conferma la giusta scelta della politica italiana del terzo millennio per la terza repubblica, in cui lui è decisamente un alieno. Diciamo che la sua devozione a Padre Pio lo connota e lo stabilizza, forse lo aiuta ad affrontare situazioni apparentemente impossibili da gestire. Dalla sua palese quietudine nasce probabilmente la differenza, la forza penetrante di una filosofia da me condivisa e cioè che governare significa fare delle scelte e quindi avere il coraggio di farle, nel bene e purtroppo anche nel male. Ecco, il succo del tanto dire e contraddire di ieri che ha visto al centro del fuoco incrociato della comunicazione l’avvocato civilista presidente Conte a Palazzo Chigi, nato in Puglia e cresciuto poi tra gli atenei ed i tribunali romani. Certo, la sua particolare conoscenza del diritto sul versante sociale , del volontariato e del no profit, lo ha esposto senza riparo alle critiche pervenute dall’associazionismo del Terzo Settore e lui ha dovuto incassare con fair play critiche inevitabili, da cui non si è sottratto, attribuendosi responsabilità formali, oggettivamente non sue, ma di chissà quale “manina” del MEF. Infine, il tema scottante della violenza dentro e intorno al calcio, per la quale il Presidente ha detto che occorre rispondere con durezza. Su questo, mi permetto di aggiungere, che dal momento che il fenomeno si ripete e inesorabilmente arriva come il Natale in occasione degli eventi deputati, credo non ci sia altro da fare che trasferire direttamente la questione dal civile al penale e quindi dallo sport con i suoi organi di tutela e giustizia alla gestione diretta di chi si occupa di criminalità organizzata, senza se e senza ma, con tutte le conseguenze e le forme restrittive del caso. Per il resto, mettiamo intorno al tavolo i responsabili del nostro futuro, quelli dell’educazione e del sociale , per predisporre un serio piano di risanamento culturale del nostro Paese e non solo, perché le radici della mala pianta con metastasi ideologiche demenziali, molto pericolose, al servizio della criminalità organizzata, connaturate ad una visione mercenaria del fenomeno sportivo e non solo, sono diffuse in campo internazionale e si sommano, creando i presupposti di una irreparabile pandemica catastrofe, quella della perdita della libertà di appartenenza e di fruizione dello sport, come occasione d’incontro, aggregazione e inclusione. Un danno moralmente incalcolabile ed economicamente calcolabile, inaccettabile per l’intera collettività costretta a pagarne pesantemente le conseguenze in tutte le declinazioni.

LA LEZIONE DEL TEMPO – Sperticarsi nello spiegare la singolarità dei fenomeni non significa convincere l’immaginario collettivo. Se l’Etna mette in subbuglio la Sicilia , mentre il piccolo Krakatoa semina morte tra Giava e Sumatra, diventa difficile escludere che i sussulti dello Stromboli non ne siano almeno una eco. In realtà, la convivenza con i problemi , la quotidianità dei cumuli, dalla immondizia alle bollette, al traffico nelle ore di punta, sono motivo di assuefazione sino al disinteresse. Ieri, l’ennesimo evento di cronaca nera associata allo sport della domenica porta alle considerazioni di oggi con provvedimenti del giudice sportivo ed appelli di Questore e Ministro, comunque destinati a finire nel tritacarne della comunicazione in continua evoluzione, una sorta di tunnel, dove anche le cose più efferate e i fatti più straordinari finiscono per attenuarsi , sino a scomparire, inghiottite nell’oblio, appena dopo qualche giorno. Questo è forse il motivo per cui la storia può e deve avere un valore, purché non sia artefatta, purché qualcuno se ne curi. Cari amici, credo proprio che la maggiore velocità e la globalità dell’informazione stia producendo un nuovo fenomeno su cui riflettere, quello della memoria corta, che forse serve naturalmente a rimuovere problemi di coscienza e remore rispetto a visioni e valutazioni che possono essere condivise magari in assenza di termini di paragone. Ad esempio, francamente, dubito che il sistema della correzione delle manovre e dei provvedimenti, degli aggiustamenti del tiro possa essere accettato come una regola e penso anche che andare per tentativi non sia il massimo, quando nelle sperimentazioni vengono coinvolti loro malgrado milioni di individui. Ma tant’è! Reddito di cittadinanza, pensioni, scuola, lavoro, infrastrutture, fisco, politiche europee, sport, salute, volontariato, decoro, servizi? Tutte materie da prendere con le molle, tanto sono scottanti e rispetto alle quali occorrerebbero competenze e volontà di riforma, soccorse dalla memoria. L’idea che la Legge di Bilancio debba essere rivista successivamente nei dettagli, come nel caso dei provvedimenti per il Terzo Settore , denota comunque e purtroppo inadeguatezza e superficialità del legislatore e di chi lo supporta nella elaborazione del progetto, una carenza impensabile per chi ha la responsabilità di cambiare o di sovvertire la vita dell’intera collettività.

Ruggero Alcanterini

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