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GLAUCOMA, UNA MALATTIA DEGENERATIVA: IL PUNTO DEL PROF MANNI

Hai la vista di un falco? Ottimo. Attenzione però, perché non è detto che i tuoi occhi siano perfetti. Meglio
se ti sottoponi a una visita oculistica che comprenda la misurazione della pressione oculare. Il rischio che ti
sorprenda il glaucoma è dietro l’angolo. Di cosa si tratta? Beh, se lo chiamano “il ladro silenzioso della
vista”, un motivo c’è: “Non dà sintomi, ed è una malattia degenerativa del nervo ottico e del campo visivo che, quando diagnosticata in fase avanzata, purtroppo è già tardi”, spiega il professor Gianluca Manni,
direttore della Clinica Oculista al Policlinico Universitario Tor Vergata a Roma. Devo dire che vederlo
all’opera, circondato da un gruppo di giovani medici, è musica. Perché si lavora in armonia nel Centro
Glaucoma che dirige Manni.

“Vede? Questo paziente ha segni che corrispondono a una zona di non visione”, mi dice mostrandomi il campo visivo di un paziente che manifesta un primo danno della retina. “Questo esame dimostra come funziona la retina che è la struttura anatomica che trasmette l’impulso visivo al cervello. Se la retina non funziona ecco che, in alcuni punti, si cominciano a formare queste aree di
non visione”, mi dice, indicando dei punti precisi dell’occhio riprodotto nel referto del paziente controllato.

 

“L’impulso visivo viene catturato dai fotorecettori retinici e viene trasmesso dalle cellule gangliari
attraverso tutto il percorso del nervo ottico, che comincia all’interno dell’occhio ed i cui assoni fanno un
percorso lunghissimo all’interno del cervello, arrivando fino alla corteccia occipitale. Gli assoni delle cellule
gangliari sono i più lunghi di tutto il nostro organismo per cui è naturale che siano sensibili a diversi eventi
patologici. È recente la conferma di uno stretto legame tra cervello e occhio. Infatti, “il glaucoma non è una
malattia ‘solo’ dell’occhio, ma una malattia degenerativa del cervello, al pari dell’Alzheimer, Parkinson e
Sclerosi Multipla e la demenza senile”, spiega il professor Manni. “In comune con queste patologie ha che
riguarda il tessuto nervoso e che i meccanismi di morte delle cellule colpite sono identici, anche se i neuroni
coinvolti sono differenti”.

Detto questo, se il glaucoma non viene monitorato e controllato mediante la terapia farmacologica (colliri) o chirurgica, porta alla cecità irreversibile. Nei paesi industrializzati, questa patologia è la seconda causa di perdita della vista. Il soggetto lamenta una progressiva riduzione del campo visivo fino alla visione
cosiddetta “tubulare”, che dà l’impressione di guardare attraverso un cono, proprio perché è come se calasse una tenda davanti all’occhio, consentendo di vedere solo una piccola parte di ciò che si ha davanti.

Non esiste una cura definitiva, ma si può rallentare la patologia. Come? “Abbassando la pressione oculare, è l’unica terapia che funziona, perché si è visto che più la pressione oculare è alta e più il danno avviene velocemente e precocemente. Anche se c’è da dire che la pressione oculare è un fattore di rischio, il principale, ma non identifica la malattia”, chiarisce Gianluca Manni. “Clinicamente, è stato osservato che molti dei pazienti glaucomatosi hanno due handicap: una maggiore incidenza alle fratture (cadono più facilmente quando è interessata la porzione inferiore del campo visivo) e una enorme difficoltà nel leggere
(quando è interessata la porzione superiore del campo visivo).
E’ fondamentale che gli oculisti, specie coloro che abbiano in cura i pazienti glaucomatosi, conoscano la Letteratura scientifica perché, al di là dell’esperienza clinica, è fondamentale fornire ai nostri malati le attenzioni diagnostiche e terapeutiche suggerite dalla Medicina Basata sull’Evidenze. “Perché sono
convinto che esiste il paziente con il glaucoma, non i glaucomi in generale: importanza della individuazione
dello stadio della malattia e di come essa progredisca differentemente da paziente a paziente”, conclude
l’esperto.

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