28 SETTEMBRE 2019
– Non si tratta del motivo Anni Sessanta che fece schizzare l’urlatore Tony Dallara in vetta alle classifiche e fondere i juke box con le orecchie, ma della fusione dei ghiacciai, in estinzione a causa di una impennata della temperatura, anomala nell’andamento climatico naturale. Duecentocinquantamila metri cubi di ghiaccio perenne sono in libera uscita ed a rischio permanente di crollo in Valle d’osta, dalle Grandes Jorasses, lungo il versante italiano del massiccio del Monte Bianco e la Val Ferret di Courmayeur. Sta per collassare una parte del ghiacciaio Planpincieux , che ha accelerato la sua discesa a valle, spinto dall’acqua infiltrata, raggiungendo la preoccupante velocità di 60 centimetri al giorno. A monte dell’area in movimento si è anche aperto un grande crepaccio, che potrebbe favorire un tracollo traumatico. Questo allarme si enfatizza in concomitanza con il vertice ONU sul clima del Pianeta e comunque se vogliamo essere obiettivi, dobbiamo tener conto che il contrario del surriscaldamento è la glaciazione, tal quale problematica per la vita e la micidiale civiltà umana, esplosa giusto diecimila anni fa, quando è iniziato questo periodo interglaciale, che sarebbe prossimo alla conclusione, secondo la durata media dei precedenti (dodicimila anni). In poche parole, l’ottimale climatico raggiunto settemila anni fa registrava 1,11° in più del presente e in questa fase, nonostante il lai, saremmo comunque avviati verso una nuova glaciazione. E allora? Allora il problema è quello delle schifezze che siamo riusciti a rigurgitare ovunque in questo brevissimo lasso di tempo, dalla metà del XIX Secolo, quando si è conclusa, tra l’altro una ulteriore variabile definita piccola glaciazione (iniziata nel XIII) che creò non pochi problemi o forse vantaggi per gli umani e la loro folle corsa al progresso, alla degenerazione ed alla compromissione ambientale. Infine, diamoci una regolata, perché madre natura ha poco a che vedere con gli artifici dell’uomo ed i suoi bla bla…