A conti fatti, incluse le prestazioni sanitarie, un programma per smettere di fumare costa meno di 1.000 euro a paziente. Ma dove davvero si guadagna a dire stop al fumo di sigaretta è in salute: la ‘smoking cessation’ restituisce dai 3 ai 9 anni di vita, se effettuata prima dei 50 anni. Le proposte sono tante. Per questo la Società Italiana di Tabaccologia rilancia e propone un gruppo di studio sulla loro fattibilità. Uno studio inglese già alcuni anni fa ha dimostrato come un counseling breve, associato all’uso di farmaci di provata efficacia, è capace di salvare molte più vite di altri (e pur importanti) progetti di screening. Di questo (e altro) se ne sta parlando oggi, nel convegno presso la Sala degli Atti Parlamentari del Senato della Repubblica a Roma. “Il punto è che i costi del tabagismo per lo Stato sono altissimi, circa 6,5 miliardi di euro per curare le malattie che derivano da questa dipendenza, senza considerare i danni sociali e il carico di sofferenza umana”, ha detto Biagio Tinghino, Presidente della Società Italiana di Tabaccologia.
“Gli esperti, e la stessa WHO, ormai sono concordi nel definire il fumo di sigaretta una dipendenza, ossia una patologia basata su ben noti fenomeni neurochimici, indotti dalla presenza di nicotina, una delle droghe più attive sul cervello”, spiega ancora Tinghino: “smettere di fumare da soli è il metodo più diffuso, ma anche quello meno efficace, che produce un esito dell’1-3% a distanza di un anno, mentre i trattamenti validati riescono a decuplicare le percentuali di successo”.
Della scarsa sensibilità verso il fenomeno risentono anche i servizi per il tabagismo, oggi in Italia circa 400, che sono poco conosciuti e soprattutto poco considerati sul piano istituzionale. “Servirebbero norme o quanto meno linee guida”, aggiunge il Presidente SITAB, “per definire standard di accreditamento dei servizi, linee guida sui trattamenti, modalità uniformi di erogazione delle prestazioni sul territorio nazionale”.
Un altro punto dolente è costituito dai farmaci per smettere di fumare, che ad oggi sono a totale carico del cittadino che, a questo punto, viene penalizzato due volte: non solo quando fuma, ma anche quando vuole smettere. L’Italia è ancora fanalino di coda, nel mondo. I farmaci per smettere di fumare sono già rimborsati in Inghilterra, Portogallo, Olanda, Svezia, Svizzera, Irlanda e Finlandia, a cui il mese scorso si è aggiunta la vicina Francia.