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“Fiume Scuro” di Stefania Schina

Questo spazio vogliamo dedicarlo alla creazione letteraria di una scrittrice esordiente della nostra terra natia, del nostro territorio, un autrice contemporanea che, dopo lunghe meditazioni e riflessioni, ha redatto questo prezioso manoscritto: “Fiume Scuro” (gli improbabili scenari dell’anima) di Stefania Schina, che raccoglie, i suoi pensieri, i suoi gusti e le sue emozioni, un diario di poesie di estrema sensibilità, poesie che raccontano la vita quotidiana con grazia ed eleganza. Una raccolta interessante, che risveglia ricordi e sensazioni già vissuti nel lettore, luoghi a noi cari descritti nella loro veste più nobile, più ricca di sentimenti e di emozioni. C’è molto della vita di questa autrice in queste pagine, molto della sua fierezza di donna, uno scritto interessante per un arricchimento personale, luci ed ombre di pura vita. Riportiamo qui di seguito una poesia dedicata ad Anzio:
“La dea bianca ed il dio azzurro”
La bellezza è della Dea, solo della Dea.
Che diniega l’ingresso a quel brutto discepolo del tempo, il Modernismo.
Così ci appare Anzio.
Una dolce ninna nanna è l’ancheggiare delle onde sulla barba di alghe assopite,
che si abbracciano d’inverno secche e mal nutrite.
Quel calpestio di passi di bimbi è ormai lontano. Lontane son quelle gocce di passione trafelata di chi spiaggia, ammara, attracca, ormeggia.
Invece, dentro delle mura antiche sue, il Dio Nettuno fa mischia di affaristi e faccendieri.
I suoi fantasmi si divagano in passeggio, in dolce colloquiare sul tempo di pace che si vede.
La guerra l’hanno fatta.
Le amiche del Borgia ancora affacciano i seni in chiacciereccio ozioso,
a proposito di questo e quel costume di codeste nuove genti.
Ma intanto parlano di vivi, loro che son larve.
I forestieri le raggiungono nel Borgo e fanno ingorgo di genti quando è Estate.
Ha pure il nome di Borghetto. Ma chi lo battezza a zozzo sbiascicare,
son le malformate giovani e bastarde menti di uomini nuovi,
che invece di rispettare e costruire distruggono e deturpano.
Il Dio piange, fa le onde ora basse, ora alte, ma non si vendica al momento.
Aspetta che la Vecchia Gente si innamori di un tempo ardito ed eterno.
Il Dio anela di ascoltare un suon di schiaffoni di cultura, di poesia, di pittura,
che possa render diversa la sua terra.
Nettuno non è fatta soltanto di provinciali e di stranieri, ma anche di cuor cortesi,
che armano la penna e fan riparo alla beffa e poi all’offesa. Ci vuole il nettare dei grandi per riecheggiare in uno spazio letterario.
Ci vuole l’assillo dei ribelli per rovesciare il triclinio del Governo.
Ci vuole spazio nella mente per l’innesto di una nuova idea.
Ci serve la sapienza del creare, per muovere a rivolta la marea.

Linda Di Benedetto

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