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Editoriale

FINE VITA: A BUON INTENDITOR…

28 SETTEMBRE 2019
 – In questo momento, sembra che non interessi più di tanto la difesa della vita, laddove viene negata. Dovremmo avere anzitutto la giusta attenzione per l’incremento demografico, legato a diritti adeguati delle famiglie, delle madri e dei bambini una volta venuti al mondo. Quindi, la tutela delle persone rispetto ai rischi primari ed ambientali prevedibili, a cominciare dai traumi e dal contatto con sostanze nocive per la salute, disperse o addirittura incluse in abitazioni, scuole, ospedali, luoghi di lavoro, militari, di sport… Parliamo di killer conclamati come l’amianto e i gas radon, oppure della diossina che si sprigiona dalle migliaia di fuochi dolosi, che ogni giorno ammorbano la nostra aria. Queste possono essere le premesse, le concause di un determinarsi di fattori che la vita la impediscono, la abbreviano o con l’età finiscono per far maturare le condizioni non belle di un fine vita, che tutti vorremmo fosse il più lontano e sereno possibile, come alea non ideologica e non evitabile, salvo la scoperta del famoso elisir, di cui ancora non conosciamo la formula. Diversamente, per diritto alla vita, spesso negato, parliamo di mala economia, che impone scelte orribili per i pronto soccorso, per i ricoveri e le lunghe degenze, quindi di forzata mala sanità. In poche parole – e ritorno sul concetto di libertà delle scelte – il diritto alla eutanasia assistita nei casi estremi certificati non deve giustificare la negazione ricorrente del diritto ad un fine vita assistito, laddove chiunque di noi voglia continuare a vivere, piuttosto che morire per tagli di bilancio.

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