Nel periodo dei Giuochi, quelli mai nati per il 2020 a Tokio, si annuncia la fine dei roghi estivi per via di un corrucciato concludersi dell’agosto, tra grandine, saette, boati, trombe vorticose e mare grosso. Nulla al confronto delle tempeste tropicali e degli uragani che imperversano in altre latitudini, ma comunque tali da dare il là ai vacanzieri “no covid”, senza però minimamente incidere sull’imperterrito flusso migratorio trans-mediterraneo. Mentre i leader italici si avvitano tra banchi monouso e il SI/NO al dimezzamento delle rappresentanze parlamentari, gli altri si concentrano sul possibile brutale ritorno della pandemia coronata con tanto di replica del lockdown. Curiosamente si sovrappongono le stime ottimiste/pessimiste di Governo e opposizione sulle prospettive da contagio sino al 20-21 settembre, quindi sulla esigenza della protezione che aiuti, ma non prevalga sull’imperativo dell’apertura scolastica a prescindere, tra due settimane. Siamo alle solite, si spengono ovunque fuochi dolosi e tornano ogni dove a franare valli trascinate giù da valanghe d’acqua e fango. A Ferrandina, in Basilicata, intanto, smaltiti gli ultimi roghi tossici due giorni fa, continuano a spappolarsi balle piene d’amianto stipate da anni dentro e fuori della Materit, cattedrale abbandonata della morte annunciata, la cui pericolosa fatiscenza non incute il minimo dubbio tra i bradipi della burocrazia leguleia, autori dell’ennesimo rinvio tramite il micidiale bazooka del TAR. Così, la lite per interessi aziendali prevale ancora su quelli della sopravvivenza e quelli dell’ambiente, lungo il fiume Basento, con il Bradano, antico delimitare della mitica Metaponto, divenuto da asse a grande vocazione naturalistica e culturale un concentrato di promesse industriali velenosamente mantenute, sino alla fine di sospetti fuochi e giuochi.