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FINE DEI GIOCHI

22 AGOSTO 2016
– Andare su RAI Due e trovarsi di fronte ad un vecchio film in bianco e nero, tornando di colpo alla classica ratatuia estiva, costituisce l’inequivocabile segnale della fine dei Giochi Olimpici di Rio, edizione XXXI. Di colpo si è passati ai titoli di coda dei telegiornali con relativa evidenza per la coloratissima cerimonia-festa di chiusura, firmata da Rosa Magalhaes e dal nostro super creativo veneziano Marco Balich, che non si è fatto mancare nemmeno l’albero della vita, con una variabile della sua invenzione per la Expo di Milano . Per questo, mi sorge spontanea la proposta di adottarlo come brand universale in difesa del Pianeta Terra, visto che il messaggio partito da Rio in apertura e chiusura è stato di chiaro orientamento e significato ambientale. Finanche lo spegnimento del fuoco sacro olimpico è avvenuto per via biologica, con la pioggia naturale e artificiale. Purtroppo, si avverte una gran fretta di tornare alla orribile routine quotidiana fatta di guerre, incontri al vertice, attentati , malagiustizia, tragedie, risse politiche. Eppure, nonostante le banalizzazioni fatte, di elementi succosi da valutare, stimoli, emozioni, suggestioni, ne sono scaturite in forma assolutamente diversa e ben più importante di quanto abbiano offerto addirittura il ritorno al Campionato di Calcio nostrano, dopo due mesi di astinenza, piuttosto che la Moto GP. La materializzazione a sorpresa del Premier Giapponese Shinzo Abe nelle vesti di Super Mario, promotore straordinario di Tokio 2020, al centro del Maracanà, basterebbe da sola a giustificare fiumi d’inchiostro e ore di tv, ma forse il messaggio di un mondo ottimista come quello giapponese si sposa meglio con il brasiliano, piuttosto che con il nostro pieno di contraddizioni, di virtù, ma anche di vizi capitali.
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