Una foto suggestiva ritrae una coppia di giovani Falchi pellegrini in volo sul cielo del Parco, chi ama la natura non può non rimanere affascinato dal volo fulmineo ed elegante di questi esemplari, temuti e rispettati in virtù della loro potenza e velocità nella caccia. Per questo il Falco pellegrino è denominato anche “re del cielo”, non è raro riconoscerlo mentre volteggia controvento in spirali ascendenti ispezionando il territorio in cerca della preda.
Il Falco pellegrino (Falco peregrinus), è un rapace diurno della famiglia dei Falconidi, si narra che il nome derivi dal piumaggio sul capo, che ricorda un copricapo scuro molto simile ai cappucci che, nel Medioevo, indossavano i pellegrini mentre compivano i cammini di devozione. Ha una apertura alare di circa un metro; è un abile predatore oltre ad essere il più veloce uccello al mondo in grado di raggiungere circa 300 km/h in picchiata. Molto legato alle pareti rocciose (sulle quali nidifica), si nutre di uccelli catturati in volo, tra le sue prede preferite alcune specie come i piccioni, per questo il Falco pellegrino è anche considerato fondamentale per il mantenimento della biodiversità esercitando un’efficacie azione di predazione e, quindi, evitando gli squilibri dovuti alla mancanza di uno degli anelli della catena alimentare.
Non costruiscono il nido ma occupano cavità presenti sulle rocce o nidi abbandonati da altri rapaci, ultimamente non è raro trovarli anche in città, sui campanili o palazzi piuttosto alti (favoriti dal posizionamento di nidi artificiali).
La popolazione italiana è stimata in poche migliaia di individui maturi ed è in netto incremento. Pertanto, attualmente la popolazione italiana non raggiunge le condizioni per essere classificata entro una delle categorie di minaccia e viene quindi classificata a Minore Preoccupazione (LC), superando le minacce patite nel secolo scorso.
In generale, i principali fattori limitanti sono rappresentati dagli abbattimenti illegali, dall’arrampicata sportiva, dal disturbo nei pressi dei siti di nidificazione e dal furto di uova e piccoli. In considerazione del forte incremento che la specie sta avendo, su ampia scala questi fattori attualmente costituiscono un impatto negativo trascurabile, localmente però possono ancora costituire un fattore limitante (Brunelli et al., 2007).