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ETRUSKEY ALLE CASCATE DI SAN GIULIANO: TREKKING TRA ACQUA, ARCHEOLOGIA E FERRIERE DISMESSE

Essere la più grande area archeologica d’Europa e offrire passeggiate per laghi, castelli e spiagge è un buon motivo per andar fieri della propria terra. Ma non è il solo. Dalla Tuscia alla maremma romana, arrivando alla costiera di Enea, è infatti una tappa d’obbligo la necropoli della Banditaccia di Cerveteri (sito Unesco dal 2004): l’antica Caere fu una delle più ricche città etrusche capaci di incantare romani, carolingi e longobardi. Non da meno noi, che su invito di Etruskey DMO ci siamo fatti quattro salti a San Giuliano: direzione Bracciano. Beh, a ben vedere i salti erano cinque e non avevano i connotati di quei balli brevi che somigliano molto ai raptus di gruppo ancheggianti al ritmo della musica. Dunque i salti erano d’acqua e tiravano in ballo ben cinque cascate. Quali? Beh, la prima cascata che abbiamo incontrato (venendo da Cerveteri) è la caduta Del Vaccinello, “perché tanti anni fa andavano a bere le vacche; si tratta di una cascata d’acqua con un bel salto di circa 20 metri su un masso che affiora dal basso. La seconda è la cascata dell’Arenile, salto di circa 5-6 metri con possibilità di fare un bagno rilassate. La terza è la cascata di Braccio di Mare, che si tuffa in un laghetto con un salto di circa 10 metri. La quarta? Il salto dell’Ospedaletto, perché molto probabilmente qualcuno ha dovuto ricorrere alle cure mediche: con il suo salto di circa 30 metri. Dulcis in fundo la cascata del Moro”, hanno raccontato Stefano Belmonti e Stefano Cozzi, guide di Ogniquota Associazione Eco-Escursionistica, membro di FederTrek Escursionismo e Ambiente. Amici generosi verso questa terra, essendo impegnati come volontari nel mantenerne il sentiero sempre percorribile a piedi, a loro va il merito di aver organizzato la passeggiata. Ben 13 i chilometri, con un dislivello di 200 metri, per una camminata di 6 ore senza mai incontrare una casa. Dalla via degli Inferi alle Cascate di San Giuliano, ritrovandosi al cospetto della Porta Coperta, il sentiero è perfetto per chi ha voglia di camminare nella storia, al riparo dal sole cocente dell’estate. Sarà per l’acqua. Sarà per la scelta della compagnia. Sarà per la natura che si incontra dove è facile imbattersi in prati di erba viperina che, con il suo color viola, sembra catapultarci in un angolo di Provenza. Sarà per l’incontro inaspettato con le ferriere dello Stato Pontificio risalenti al 1600.

Bella l’idea di calpestare quei terreni che venivano dati in concessione dal comune tramite dei bandi, al punto da indicare queste terre proprio col vezzeggiativo “Banditaccia” (nome della necropoli etrusca) perché mal si prestavano alle esigenze del pascolo e dell’agricoltura. Va detto che l’archeotrekking parte proprio dalla biglietteria della Banditaccia, dove è disponibile un grande parcheggio gratuito (via della Necropoli, 43/45).

Bella l’idea di iniziare il tour costeggiando le tombe. Da quelle più antiche a pozzetto (IX-VIII secolo a.C.), dove venivano collocate le urne con le ceneri del defunto, alle monumentali tombe a tumulo, passando per le tombe dette “a dado”, allineate lungo le strade che attraversavano la Necropoli (che comunque è meta di una escursione a sè, da visitare ogni domenica del mese fatta eccezione in agosto, con contributo libero, con orario 10 – 11- 12- 15, arrivando alle ore 16 in alcuni mesi estivi).

Bella l’idea di guadare il Fiume Vaccina. Decisamente intrigante costeggiare del pareti vulcaniche stile canyon che ricordano il Pleistocene. Gradevolissima la frescura del sentiero all’ombra del bosco e quella dell’acqua dove farsi anche un bel bagno, che scorre con ritmo slow, quasi a voler omaggiare quel sottile piacere che uscire dalla città reca a ciascun viaggiatore.

Bella l’idea di incontrare sulla strada del rientro due ponticelli, dove spicca il “ponte degli Austriaci” battezzato in onore di quei prigionieri che lo costruirono durante la Prima Guerra Mondiale.

Bella l’idea di fare dei pit stop per riprendere le energie. Ai più allenati è suggerita una scorciatoia. E’ imperdibile anche perché incastonata in un paesaggio che fa somigliare molto questa parte del Lazio all’Amazzonia. Per la vegetazione rigogliosa e perché piace l’idea di ricordare quando alcuni cacciatori, negli anni Trenta dello scorso secolo, in questi luoghi, raccontarono di aver avvistato almeno due serpenti giganteschi simili a delle anaconde. Che sia leggenda o realtà, la possibilità di scegliere la salita mediante torcione non perde di fascino. Anzi. Perché si tratta di un’arrampicata mediante una corda verticale tenuta a un grande albero. Guardando la Cascata Braccio di Mare, a destra del salto, gli amanti dell’avventura vestano i panni di Indiana Jones “de noantri” e non si sottraggano all’esperienza decisamente wild.

Bella l’idea di fare questo trekking nella campagna di Cerveteri a costo zero. Il sentiero è stato realizzato dalle associazioni di volontari del G.A.R. (Gruppo Archeologico Romano) e di Ogniquota, con il benestare della Soprintendenza Archeologica e del Comune di Cerveteri, mediante la ripulitura e la sistemazione dei percorsi preesistenti, riuniti da tratti nuovi. Per orientarsi basta seguire i segnali bianco-rossi e le frecce ai bivi, anche se si consiglia di fotografare la tabella descrittiva a inizio percorso.

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