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ETICA D’EUROPA, ARIA VIENNESE, ARIA ROMANA.

Sono tornato a Roma da Vienna, sono passati appena due giorni e quel clima di fair play che mi porto dietro, per via della trascorsa ideale EFPM full immersion sui temi dell’etica, con i rappresentanti di 23 paesi e una decina di associazioni internazionali, tra europei ed extra, stenta ad abbandonarmi, nonostante tutto. E sì, onestamente è dura ritrovarsi bombardati da notiziari dedicati a sventurate vicende private, che ammorbano il sistema pubblico, giusto alla vigilia di una consultazione elettorale che già di per se poco appassiona. Vi garantisco che un giro nello splendore dei parchi viennesi chiuderebbe, a prescindere, qualsiasi discussione almeno sulla nostrana indolente incuria del verde. Dunque, da oggi siamo al Meeting mondiale dei giovani, la Youth4Climate e Pre-Cop26 e la Thunberg maramaldeggia nei confronti dei leader di ogni latitudine, che poco e niente hanno fatto e difficilmente riusciranno a fare nonostante i bla, bla, bla di rito. Me anche per il Convegno di Milano, con quattrocento ragazzi, due per paese del mondo, l’aria che tira non è altro che quella convenzionale. Quelli che si oppongono alla reale svolta per la salvezza del Pianeta sono sentimenti oscuri che pervadono gli “epuloni”, i veri padroni di un effimero potere temporale, determinato da quella povertà di cui parlava Santa Teresa, quella di Calcutta, che di queste cose se ne intendeva. Lei sosteneva che i veri poveri sono quelli carenti di spirito, quelli che, gira gira, sono aggrappati unicamente all’ingannevole profumo dei soldi ed ai miasmi che derivano dalla loro esagerata concentrazione. Se il fossile e la plastica sono deleteri quanto e più degli insulsi sprechi delle risorse naturali, a cominciare dall’acqua potabile, se c’è ancora chi massacra elefanti e delfini in nome di lucrose usanze tribali, se c’è chi brucia boschi e foreste a mero scopo speculativo, se c’è chi inventa guerre calde e fredde per dare ruolo a mercanti di morte e grasse greppie di mediazione è perché gli umani hanno purtroppo una tara identitaria, una insanabile falla nel DNA, che non consente loro di godere del bene, piuttosto che del male. E’ questo l’algoritmo suicidario, che purtroppo ci rende capaci di esprimere genialità e perversione al contempo, che ci impedisce di cambiare direzione drasticamente, posto che siamo sull’orlo di un orrido e non ci sono più margini, né tempo per seguire i pifferai del bla, bla, bla.
Infine, un refolo, direi fresco, di aria romana, con l’annuncio da parte di Mario Draghi, di voler candidare la Città Eterna per la Expo 2030. La sensazione è più o meno quella impattante di una idea risarcitoria, rispetto alla negata candidatura per i Giochi Olimpici 2024, finiti nella disponibilità strategica dei cugini francesi. Per Roma, potrebbe essere l’occasione di una rigenerazione salvifica e recuperare dignità, decoro e funzioni nella logica del work progress, come avvenne già nel 1960 per i XVII Giochi Olimpici, quelli de “IL DOVERE COMPIUTO”.
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