“In questi anni di pandemia molte famiglie hanno scoperto l’educazione parentale. Essa consiste essenzialmente nel fai-da-te educativo e nell’esame a fine anno da privatista. Molti hanno compiuto questa scelta in modo istintivo, irritati dalla DAD o insofferenti alle mascherine. Pochi hanno capito che potevano associarsi con altri genitori per costruire scuole alternative su modelli pedagogici non convenzionali.
Questa scelta l’abbiamo fatta a Roma con un gruppo di genitori coraggiosi. Abbiamo creato una Onlus, trovato uno sponsor, selezionato una decina di tutor tra i migliori insegnanti romani e messo a punto un modello pedagogico tutto nostro ma ben descritto e rigoroso, per ragazzi dai 6 ai 16 anni. L’abbiamo chiamata “Parco della Gratitudine”
Abbiamo poi deciso di buttare nel secchio un po’ di pesi inutili.
- Abbiamo trasformato le aule scolastiche in luoghi accoglienti con arredi e spazi all’aperto.
- Abbiamo eliminato i compiti per casa, perché se stai a scuola dalle 9 alle 17, dopo devi essere libero.
- Abbiamo tolto le interrogazioni ed i voti sostituendoli con le esposizioni pubbliche ai compagni dei propri lavori digitali.
- Abbiamo eliminato i manuali ed al loro posto insegniamo a ricercare tutto sul web.
- Abbiamo abolito gli zaini, perché ogni bambino o ragazzo scrive e studia sul suo notebook e su qualche quaderno o libro che lascia a scuola.
- Abbiamo portato i ragazzi alle mostre, nei parchi, ma anche a vedere i nostri luoghi di lavoro per stimolare in loro nuovi interessi professionali.
- Abbiamo abolito i voti ma li aiutiamo ad autovalutare ogni giorno il lavoro che hanno prodotto.
- Scriviamo con loro programmi personalizzati che porteremo agli esami e li seguiamo nella scelta nel metodo di studio. Così diventano indipendenti e tirano fuori da soli una creatività inaspettata.
- Amiamo la recitazione, di comunicazione empatica, lo Yoga e incoraggiamo la progettualità autonoma del singolo studente su argomenti extrascolastici.
- Applichiamo le metodologie innovative delle migliori scuole del mondo come il flipped & cooperative learning, la comunicazione empatica, tanta natura e un digitale responsabile. Accoglienza ed incoraggiamento per tutti, compresi i ragazzi con plusdotazione o DSA. Niente etichette addosso ai bambini. Nessun obbligo inutile.
Se un alunno ha un disturbo di apprendimento o è plusdotato facciamo in modo che non si senta diverso. Lo aiutiamo ad andare alla sua velocità mettendolo al lavoro per esempio con compagni più grandi o più piccoli, o assegnandogli attività più semplici o più complesse.
Alla fine dell’anno li portiamo a fare l’esame in una scuola pubblica e tutti sono sempre stati promossi con voti sempre superiori a quelli ai quali erano abituati quando frequentavano la statale.
Cosa impedisce alla scuola statale di fare quello che abbiamo appena descritto? Tutto!
Le leggi, il Ministero e il personale che dovrebbe essere formato da zero su cose che non ha mai visto o sentito.
Ci dobbiamo rassegnare ad essere una piccola isola felice? Noi no!
Chiediamo ai media ed ai social media di raccontare la scuola reale nelle sue contraddizioni e di aiutarla a cambiare. Non se ne può più della scuola dei nostri nonni!
Tutti pensano che la scuola debba insegnare cose diverse ma anche questa idea è sbagliata. La scuola non deve più insegnare nozioni! Il termine “Insegnante” è obsoleto. Si dovrebbe cambiare il nome di questa professione. Chi insegna non deve più trasmettere i saperi perché ci sarà sempre un tutorial o un software che saprà farlo meglio di lui. Per creare una scuola nuova servono solo facilitatori di autonomia, di creatività e di empatia. Lasciamo fare per noi le cose noiose al computer e dedichiamoci ad allevare persone capaci di realizzare i propri desideri.”
Così, in un’intervista, ci ha raccontato Maurizio Maglioni della Onlus del Parco della Gratitudine.