Ruggero Alcanterini
L’AZZURRO DELL’ATLETICA
E così, dai e dai, Stefano Mei ha portato a casa l’onore e l’onere di restituire l’atletica alla gente. Si, perché questo è il sentimento che ancora pervade l’immaginario collettivo, dai tempi della Presidenza Nebiolo, quando a conclusione dei “Mondiali” del 1987, invece che la marcia trionfale venne suonata quella funebre, come apocalittico paradosso di un mondo custodito da improbabili vestali del tempio, quelle – per intenderci – che per il Calcio sono state e saranno disponibili a sorvolare sulla qualunque, mitizzando il Maradona di turno, reo confesso, ma dotato di piedi e Mano de Dios. Aver condannato l’Atletica nella Bufera, facendo di tutta l’erba un fascio, consegnando tutti, buoni e cattivi del Rinnovamento italiano e internazionale, alla damnatio memoriae, ha determinato un vulnus irreparabile per la Regina degli sport, peraltro vittima di un gesto offensivo e demenziale, quel “virtuale” salto lungo ormai quasi trentaquattro anni. Ecco, Mei, Presidente per la convergenza di due delle tre anime di un movimento da troppo tempo confinato in centri di specializzazione algidi e distanziati dalla società civile, che appare un bonsai rispetto alla realtà di un sommerso, che in questo momento ne farebbe di gran lunga la prima Federazione per praticanti effettivi, adesso dovrà vestire di nuovo i panni del campione, per scacciare tutti i fantasmi che si aggirano nel Palazzo. Dunque, Mei sarà costretto dalle circostanze, dovrà continuare ad indossare quella maglia azzurra, che aveva mantenuto da Presidente dell’ANAOAI. Dovrà continuare a correre per tutto il tempo della sua nuova avventura e rilassarsi mai. Dovrà intercettare ovunque passioni e talenti, ma soprattutto tendere la mano alle moltitudini represse, a chi secondo natura abbia voglia di camminare e correre, saltare e gettare via lontano il peso degli orpelli, che schiacciano lo sport e l’atletica, come la nostra voglia di tornare a respirare liberi .