di Ruggero Alcanterini
L’ANNO DI DANTE, PRIMA DEL GIUDIZIO – Ricorrono sette secoli dalla dipartita del sommo Dante Aligheri, avvenuta nel settembre del 1321 in quel di Ravenna e mai come adesso si avvertono peso e significato delle sue ammonizioni e premonizioni. Le miserie davvero terrene, oggi sotto forma di lesinate siringhe e fiale, nel vortice dell’egoismo e del cinismo, si aggiungono ultime alla globalizzazione virale e agli sconvolgimenti climatici, che sono risultanze del nostro dissennato stile di vita, da cui le bibliche terribili conseguenze, di cui paghiamo e pagheremo vieppiù pegno. Appena ieri stavamo piangendo sulla devastazione dell’Amazzonia, eravamo senza fiato e parole per l’orribile arrosto, in cui si andava dissolvendo la biodiversità australe, con centinaia di milioni di animali e miliardi di vite comunque distrutte dal cambiamento climatico, determinato dalla insensibilità di noi umani, specie killer in perversa azione. Guarda caso, i vertici politici negazionisti, i leader che si sono distinti nel sabotaggio delle ultime COP, da quella di Parigi del 2015 a quella fallimentare di Madrid, sono stati gli stessi a piangere nei propri territori, dove di più imperversano roghi danteschi, super uragani, inondazioni bibliche… Intanto la scienza, il mondo della ricerca, la sofisticata genia della speculazione oltre ogni limite, volge lo sguardo verso il satellite Luna da farsi base e il Pianeta Marte da farsi colonia, guarda caso entro il 2050, giusto quando si prevede la dead line per una possibile catarsi del Pianeta Terra, già ampiamente compromesso e avviato alla catastrofe senza ripari. Se poi aggiungiamo le oscurate news dal fronte mediorientale e dal Continente Africano – dallo Yemen al Niger, alla Somalia, alla Libia – quelle di fuoco armato tese all’insulto estremo e all’inesorabile innesco di conati di guerra delegata, guerreggiata sino all’inesorabile, inevitabile confronto, allo show down, in cui cadranno le maschere e si riveleranno i veri interessi, quelli ammantati di mere balle e di veli religiosi, ci si rende conto che in realtà si tratta di una danza macabra intorno alle ultime lucrose riserve di gas e petrolio, le stesse che hanno decretato la fine di rais, l’insorgere di pseudo primavere, l’esplodere di neoplasie da laboratorio, come Al Qaeda e ISIS, il massacro di etnie, come la curda, la destrutturazione di intere collettività, come quelle di Siria, Iraq e la compromissione di Libano, Sudan, Palestina… Per molto meno, nello scorso secolo ebbero luogo ben due guerre mondiali con centinaia di milioni di morti e la escalation degli armamenti, sino al nucleare ed oltre, di cui i giapponesi hanno fatto la terribile esperienza, ma di cui autori sono stati coloro che ancora si sentono al riparo di ogni conseguenza, separati dagli oceani, ormai ricolmi di platica e sudiciume, barriere invalide in un mondo globalizzato, dove nessuno può pensare di essere immune dalle conseguenze dei propri comportamenti. Globalizziamo, dunque, anche il sistema dei consensi e del governo del mondo, forse l’unica ultima possibilità di autodeterminare la nostra salvezza o la nostra fine, quella di una collettività che non ha più santi cui votarsi e non può ancora abusare della pazienza degli dei, salvo finire in un tribunale speciale, quello del Padreterno, che prima o poi finirà per dare vita all’inevitabile apocalittico Giudizio Universale.