Adesso, dopo il drammatico discorso d’apertura del Segretario Generale dell’ONU, Antonio Guterres, in apertura della venticinquesima edizione della COP in chiave cilena, ma logisticamente collocata a Madrid con la partecipazione di centonovantasei delegazioni e cinquanta capi di stato , non possiamo che rabbrividire. Il tempo perso, le titubanze, le giravolte e ritiri dalla lotta registrati dopo il solenne patto di COP 21 a Parigi, la dicono lunga sulla affidabilità di chi è delegato a decidere le sorti del Pianeta Terra, Gaia e con questo il destino degli umani. «La specie umana ha fatto guerra al pianeta. Adesso il pianeta risponde. I cambiamenti climatici, da crisi sono diventati emergenza climatica globale. Finora gli sforzi sono stati gravemente inadeguati. Ci troviamo in una fossa e continuiamo a scavare. Siamo vicini al punto di non ritorno. Il mondo deve scegliere fra speranza e capitolazione»… Questa la intesi, appunto di Guterres, ma anche la premessa al lavoro che attende coloro che non sono nella Capitale Iberica per fare vetrina della propria vanità, ma per assumersi responsabilità capitali universali. Il tempo per tentare una disperata inversione di tendenza scadrà il 13 di questo mese di dicembre, che si annuncia gravido di minacce climatiche e di micidiali risposte dalla natura offesa dall’uomo. Eppoi, a Madrid si parlerà di carbon tax, piuttosto che di plastica come peste, di rifiuti tossici, di deforestazioni mafiose, di morte da chimica in cambio di salari, ma forse non si parlerà della falce bianca, della perfida fibra d’asbesto che continua ad insidiare la salute d’ognuno, entrando finanche nelle case e nei luoghi di cura, liberando nell’aria, ovunque nel mondo, la mefitica insidia. Ci sono paesi dove l’amianto è tutt’altro che messo al bando e tanto meno bonificato. Forse la mission di ONA, della protesta e della proposta in punta di diritto, dovrà assumere ulteriore peso e dimensione di profilo internazionale, richiamando proprio la metafora universale della “Spada di Damocle”, di ciceroniana memoria…
Con l’occasione, vi propongo un altro REMEMBER della Conferenza di Anzio sul surriscaldamento del Mediterraneo in sinergia con COP 21, giusto quattro anni fa.
3 dicembre 2015 ·
ARRIVANO MOLTI IMPORTANTI CONSENSI PER L’INIZIATIVA AD ANZIO DI LUNEDI’ 30 NOVEMBRE. GLI INTERROGATIVI SUL FUTURO DEL CLIMA E DEL MEDITERRANEO HANNO TROVATO MOLTE RISPOSTE NELLE RELAZIONI SCIENTIFICHE CHE HANNO INTRODOTTO ANCHE IL TEMA DELLE VARIAZIONI BIOLOGICHE. SI TRATTA DI UNA VECCHIA STORIA FATTA DA ALIENI INQUIETANTI, COMPRESO IL PESCE PALLA, MENTRE A PARIGI, LA SCENA E’ STATA RUBATA DALLA DIASPORA TURCO-RUSSA. COME DIRE: IL PETROLIO INQUINA COMUNQUE …
DUNQUE. COME GIA’ ANTICIPATO STAMANE, LA CONFERENZA COP21 A PARIGI SOFFRE DELLA CONFLITTUALITA’ IN ESSERE, DETERMINATA DALLA QUESTIONE ISIS E NON SOLO. QUESTO IL TERZO REPORT
DIRETTAMENTE DA PARIGI DAI NOSTRI INVIATI SPECIALI AK KRONOS:
L’ISIS E IL SUMMIT DI PARIGI
La giornata di ieri è stata in parte offuscata dalla questione Turchia – Russia – ISIS. Tralasciati per un po’ i problemi sul clima, molte persone, tra delegati e invitati al COP 21, hanno manifestato una certa inquietudine nell’apprendere che Erdogan farebbe il doppio gioco, da una parte dichiarando di combattere il terrorismo e dall’altra incoraggiandolo e arricchendosi con il petrolio rubato dai jihadisti alla Siria e all’Iraq. In questa situazione la figura di Barack Obama ne esce un po’ offuscata, infatti alcuni delegati soprattutto indiani e cinesi rimangono perplessi sull’atteggiamento del presidente USA in difesa ad oltranza del governo di Ankara, nonostante le evidenti prove fornite dai russi circa il commercio di petrolio siriano verso le raffinerie turche. Non solo, ma ritengono una pura provocazione quella della NATO, strumento come si sa degli USA, di far entrare nella sua organizzazione il piccolo Stato del Montenegro. Questo in sintesi quanto espresso ai nostri corrispondenti in merito a questi fatti da un delegato spagnolo al summit: – “si stanno concretizzando elementi molto pericolosi che potrebbero farci precipitare in una terza guerra mondiale”. Noi ci auguriamo che i timori del delegato spagnolo appartengano a pure ipotesi di fantapolitica e non a pericolose realtà, perché oltre alla minaccia di una catastrofe climatica, ci mancherebbe ora anche la minaccia di una catastrofe nucleare. Tuttavia dobbiamo anche noi di Accademia Kronos comprendere che ruolo ha la Turchia nella lotta al terrorismo, perché ancora non abbiamo, sia su Erdogan che sul suo governo, le idee molto chiare.
Ma questo cosa centra con i lavori sul clima di Parigi?
Centra molto invece, perché soprattutto Barack Obama, che all’inizio aveva dichiarato di essere un inquinatore pentito deciso a far redimere il suo Paese attraverso una regolamentazione delle emissioni di gas serra in atmosfera e, nel contempo, fare da guida a tutti gli altri Paesi per giungere ad una soluzione utile per il mondo, dopo il caso Turchia e la sua difesa ad oltranza a questo Stato, ha finito per perdere quel carisma che tutti gli avevano attribuito all’inizio. Sta di fatto che anche questa mattina invece di individuare soluzioni relative alla mitigazione climatica, si ascoltano le lamentele dei Paesi che più degli altri stanno subendo gli effetti dei cambiamenti climatici. In queste giuste lamentele primeggiano le nazioni dell’Oceania ed altri Paesi africani. Si assiste poi all’intransigenza degli indiani che non intendono rinunciare all’uso del carbone. Stessa cosa avviene con la Cina, che pur sensibile ai problemi climatici, pone un certo freno all’eventuale decisione di mettere al bando il carbone.
Insomma per colpa della Turchia e dell’ISIS lo slancio innovativo e risolutivo che la conferenza sul clima di Parigi aveva fatto sperare di avviare senza ostacoli, ora deve rallentare e superare non pochi problemi. Staremo a vedere… ci risentiamo domani.
Parigi – 3.12.15 ore 12,30
Ufficio Stampa di Accademia Kronos