ALLA FINE DELLA FIERA – Ecco, come volevasi dimostrare, alla fine della fiera, occorrerà convenire che prevenire è meglio che curare. Infatti, adesso per l’Italico Stivale si prospetta il rosso cupo nel periodo natalizio ed oltre, imbrigliando tra i varchi condominiali la gioia della tradizione, lasciando in solitudine canuti Nonni Natale ed arzille Nonne Befane. Non si è voluta capire la lezione che ci veniva dai report di Marco Polo, della capacità dall’altra parte del mondo di curarsi, dopo aver innescato e subito pandemie. Cina, Corea del Sud e Giappone, piuttosto che Nuova Zelanda – che adesso ospita la Coppa America – hanno fatto un percorso di rigorosi restringimenti, prima di raggiungere la pace virale, in attesa di un vaccino. La storia insegna che ogni qual volta gli umani hanno ceduto ai sensi, hanno finito per compromettere anche i sentimenti, sino a lasciarci la pelle. L’orientamento ondivago tra politica e scienza, ci ha consegnato all’incertezza, tra bonus, ristori ed euro pagherò, nonché ad una autentica rivoluzione per lavoro, consumi, stili di vita e magari del consenso elettorale, che prima o poi consentirà un aggiornamento della selezione per parlamentari e uomini di governo, oggi decisamente in affanno di vocazioni e competenze. Chissà che questo disastro non generi dal male il bene, con un rinsavimento , una presa di coscienza da parte della società civile vessata oltre ogni limite, espropriata del diritto di decidere del proprio futuro. Così, quando il diapason di questo pathos si abbasserà d’intensità e cominceranno ad emergere i nuovi talenti, avremo bisogno e spero anche modo di affidare loro quel testimone che da una trentina d’anni giace riposto nella polvere del tempo che fu della speranza e dell’ottimismo della volontà, cui dovremo ancora ricorrere per una nuova rinascenza.