Di Ruggero Alcanterini
PENDOLO ITALIA, TRA PURA LOGICA E PERDUTO MERITO – Nicola Zingaretti si dimette da Segretario del PD e Casaleggio junior litiga con Grillo, mentre l’orchestra festivaliera impazza, mettendo insieme fiaschi, fischi e vecchi ritornelli a bordo della nave Italia in perigliosa navigazione. Ricorderete tutti “il merito e i bisogni” di martelliana memoria, come l’occhettiana gioiosa macchina da guerra. E da questi riferimenti da Prima Repubblica, voglio partire per rivolgermi a chi ha la fortuna di essere sopravvissuto nonostante l’immane buriana, che si è levata da quegli anni ottanta-novanta, senza attenuarsi mai, anzi. Quando venne giù il muro, quello di Berlino, cadde purtroppo anche il resto, nonostante l’orizzonte si aprisse alla speranza per un futuro migliore e diverso, quello che la pura logica, l’avviata politica del vero merito basata sui reali bisogni, ragionevolmente suggerivano. E invece così non fu, non è stato e forse non sarà ancora per tutto il tempo avvenire, almeno sulla base dell’esperienza acquisita. Il correttivo in essere con il Governo Draghi, rappresenta la necessaria eccezione per evitare lo sprofondamento, ma poi… Dunque le dimissioni di Zingaretti sono la conseguenza di scelte impattanti negativamente sul consenso, il nuovo manifestarsi di un malessere antico, ché già nel 1994 portò il PDS di Occhetto alla sconfitta elettorale e alle sue dimissioni. Si trattò e si tratta dell’attivarsi di un meccanismo combinato tra causa ed effetto, come con quel che capita per l’uscita FB di Zingaretti, che ha aggiunto quel “mi vergogno”, che lo rende personaggio shakespeariano. Sì, il Segretario del PD, mentre lancia l’alleanza con il Movimento delle 5 Stelle in Regione Lazio, denuncia la diaspora interna per le “poltrone” e se ne va, sbattendo la porta, prima della resa dei conti in Assemblea Nazionale il prossimo 25 febbraio, piuttosto che con le elezioni amministrative a settembre/ottobre. Alla fine del prossimo luglio scatterà peraltro il “semestre bianco” in funzione della elezione del Capo dello Stato, mentre le elezioni amministrative – spostate per COVID – non influiranno sul Governo di unità nazionale proiettato verso l’ennesimo traguardo/salvezza, con stelline e sardine disperse e disorientate nel mare della confusione ideologica. Se tutto dovesse andare per il meglio, alla fine verrà dimostrato che per governare occorrono la competenza e l’autorevolezza, in sostituzione di quel merito, di cui la politica, italiana e non solo, risulta espropriata o peggio evirata da una trentina d’anni. Dunque, dimissioni o meno, invenzioni onirico partitiche qualsivoglia, alla fine, senza commissari laici estratti dal management, Banca d’Italia e Accademie Militari, qui non si va da nessuna parte.