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ECO SPORT STORIA DEL DIRETTORE – Ruggero Alcanterini – 24 MARZO 2015

Di Ruggero Alcanterini

Le sorprese non finiscono mai – Scopro a distanza di dieci anni, che l’amico Valerio Piccioni nel suo libro “MILLE E UNA ATLETICA” aveva riportato una mia dichiarazione circa la gara sui 300 m. di Pietro Mennea,35.8 e poi 34.8, il 20 luglio del 1969, al Trofeo Bravin, Roma, Stadio Acqua Acetosa. Si trattava di una tessera del mosaico “atletica” ambientato nello Stadio delle Aquile, intitolato a Paolo Rosi. La sorpresa sta nel fatto che, in chiusura di un ricordo personale di Mennea, che parla della trasferta in pullman con i ragazzi dell’AVIS guidati dal prof. Mascolo e del mancato aggancio con il prof. Vittori, presente ma distratto dai saltatori in alto, io avrei dichiarato, parlando sempre di Vittori: “L’avevo rintronato con le mie chiacchiere su quel ragazzino, così non ebbi il coraggio di vedere la gara, mi chiusi nello stanzino della segreteria e uscii solo dopo per dire a Vittori: visto ?” “Visto che ? ” avrebbe risposto il professore. Servivano bistecche a quel ragazzino, che però aveva dentro di se una scorta di proteine interiori: coraggio, volontà, sogno… Posso confermare che Vittori non vide correre Mennea, ma devo smentire che io mi fossi rifugiato in segreteria. Al contrario, fu proprio la dentro che scovai Carlo che era scomparso al momento dell’assolo di Pietro. Lui non gradiva essere condizionato nelle sue valutazioni e i cinquanta chili malmessi della nascente “Freccia del Sud” non lo attraevano affatto. Comunque, una corsa di Mennea io non l’avrei persa, nemmeno sotto tortura, tanto aveva del miracoloso vedergli aggredire il rub-kor e schizzare via avanti a tutti. Ci sono stati grandi campioni che sono passati alla storia per la qualità estetica del gesto, per la diversità nel proporsi e Pietro si annunciava così. Era impossibile non capire chi fosse, bastava avere il coraggio di vederlo correre…

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