Di Ruggero Alcanterini
AL TEMPO DEL “CORONAVIRUS”, LO SPORT DI MEZZO E LO SPORT TRAVERSO – E sì, care ragazze e ragazzi, la potenza di questo misterioso virus “Corona – COVID 19” è tale da schiodare anche le più incancrenite sospese questioni, tra le quali, per quel che ci riguarda e per quel che dovrebbe interessare complessivamente la nostra società civile, lo Stato e gli organi di Governo per lo sport. Secondo ipotesi nemmeno tanto lontane, sia dalla fantasia che dalla realtà, addirittura questa come altre piaghe potrebbero provenire – come il resto che consente la vita – dagli spazi siderali, da quella miriade di corpi e corpuscoli, di stelle e stelline con la coda, le comete. Ma questa è già un’altra suggestione e non ce la possiamo consentire, se non affrontiamo senza mezzi termini la prima. Ecco, vi risulta che qualcuno stia tirando per la giacca il Presidente del Consiglio, Conte, piuttosto che il Ministro con delega allo Sport, Spadafora ? Certo che sì! E ne discettano I media, Rai Sport in testa, consumando tutto lo spazio-tempo per notiziare sui contagi tra le star del Calcio Prof, sulle diverse ipotesi per portare i Campionati a conclusione, su rinvii, soppressioni e allarmi tra classiche del Ciclismo, dell’Auto, delle Moto, appuntamenti vip del Tennis, del Basket, dello Sci, del Golf sino agli stessi Giochi di Tokio pervicacemente confermati come intangibile tregua olimpica dal 24 luglio al 9 agosto di questo anno, davvero “bisesto”. Sentiamo correre i brividi lungo la schiena di club e tifoserie per le perdite economiche, i tagli agli stipendi, lo sconvolgimento del mercato… Perorare con forza aiuti economici di profilo industriale per gestioni permanentemente in conflitto con il fair play finanziario. Ma francamente, soltanto ringhiosi rimbrotti e intimazioni di alt alle migliaia di irriducibili “fit-runner”, che si sono rivelati e in questo frangente percepiti come un problema di “ordine pubblico”, ma che andrebbero invece diversamente valutati, come la punta di un enorme iceberg, quello dello “Sport di Mezzo”, che a costo zero si va materializzando a dispetto del miope disinteresse istituzionale. Si tratta di una incontrovertibile realtà, che si va coagulando come fenomeno spontaneo, che riverbera una montante sensibilità, una vocazione ed un bisogno naturali di tramutare la propria energia fisica in salute, in una forma antitetica certa, incontrovertibile di ripulsa per tutto ciò che è degrado nelle sue declinazioni, da quello ambientale, a quello sociale, a quello salutare, con cui confliggono molti atteggiamenti o distrazioni istituzionali. Vogliamo fare degli esempi? Nelle scuole primarie niente educazione motoria, nelle aule e nelle palestre pericolo da amianto, tabagismo e ludopatia promosse con licenza in ogni angolo di strada, piste ciclabili improbabili e insicure come i percorsi nei parchi delle città, nessun sostegno pubblico degno di questo nome per garantire il diritto alla pratica dello sport, come attività virtuosa della collettività e non come fenomeno elitario o di puro spettacolo. Adesso, proprio per la incontrollabilità del fenomeno, si capisce che non bastano le Federazioni e gli Enti di Promozione sportiva a giustificare , ad imbrigliare una insorgenza fenomenale, di cui avevamo registrato i prodomi sin dalla prossimità di quel Capo di Buona Speranza che furono i XVII Giochi Olimpici a Roma, quando lievitavano formazioni dello sport popolare, dei “Liberi”, dei Circoli e dei Centri Sportivi, dello Sport Studentesco, dei Veterani, prima e dei Giochi della Gioventù, dei Master e soprattutto degli “Amatori” e dei “Runner” poi, sino alla paradossale, inarrestabile, “virale” escalation di questi giorni. Dunque, uno o se preferite lo “Sport di Mezzo”, che non soffre della disattenzione pelosa dei media sportivi, delle testate legate alla logica sempre più complicata del mercato e del profitto, che non abbisogna di pacche sulla spalla, di un soprassalto costituzionale che dia allo sport pari dignità, ma che traligna, tracima ed evade dalle canalizzazioni istituzionali. Una situazione creatasi attraverso il fai da te, che equivale alla risposta che ormai i cittadini, senza distinzione di censo, età, sesso, cultura, religione e abilità danno a se stessi, prima ancora che all’impalco istituzionale, arretrato di decenni rispetto alla innovazione spontanea del naturale divenire, dalla irritualità dei cambiamenti, enfatizzata dalla social globalizzazione. Quando si parla di sport e salute, ci si deve impantanare tra diverticoli, paletti, lacci e lacciuoli, usare il bilancino sulla necessità di attuare rapidamente processi significativi per ribaltare la qualità della salute e quindi abbattere i costi inutili della sanità, oppure continuare a suonare le fanfare per aumentare il clangore di emotivi, ma opinabili risultati dello “Sport Traverso”, quello di una piramide rovesciata? Parliamoci chiaro, quando a tutti, proprio a tutti, verrà raccomandata, consentita ed agevolata l’attività fisica in condizioni di sicurezza, di giusta ed opportuna tutela, quando i nove decimi delle risorse disponibili saranno destinate a ché questo avvenga, allora il Paese potrà definirsi pienamente civile e davvero sportivo. Allora anche i talenti da podio saranno di più e saliranno al Quirinale rappresentando complessivamente l’essenza, quella al contempo del “di Mezzo” e del “Traverso” dello sport, che non può non essere che un sentire unico, corale, di tutti, dall’ultimo dei tapascioni a Cristiano Ronaldo