DI Ruggero Alcanterini
L’ITALIA E’ MOBILE – Sì, mi sorge spontanea l’idea che l’Italia debba essere e sia mobile, nel senso di garantire la mobilità ai suoi cittadini e a chi la visita per turismo, studio, lavoro… Certamente siamo di fronte a dispute, dove prevale il carattere politico, quando si discute della TAV, che collegherebbe anche formalmente l’Italico Stivale al sistema europeo di alta velocità ferroviaria, così come alla definizione delle certezze operative della nostra Compagnia Aerea di bandiera, Alitalia, che a prescindere deve garantirci i collegamenti con il mondo, ma anche quelli interni, vitali per un Paese che vive l’assurdo di una efficienza ferroviaria inversamente proporzionale alla complicatissima situazione orografica del centro-meridione, per non parlare delle Isole. Provate a fare un viaggio su ferro verso Potenza o Matera, attraversare la Sicilia e la Sardegna, oppure andare da Roma a Rimini, piuttosto che a Campobasso e vi sentirete protagonisti di un racconto di Jerome K. Jerome, quello di “Tre uomini in barca, per non parlare del cane” e quindi inesorabilmente converrete che l’alleanza strategica tra Alitalia e Ferrovie dello Stato è fondamentale per la nostra sopravvivenza. Naturalmente, Francia e Germania, visto l’annunciato intervento del Ministero della Economia e Finanze, grideranno con la Commissione Europea alla violazione del vincolo, preferendo per noi l’inefficienza e il fallimento, salvo la denuncia per aiuto di Stato. La stessa puntuale doccia dell’Agenzia di rating Moody’s, che ha stabilito allo 0,2 meno per cento lo sviluppo o meglio la regressione dell’Italia, in ragione di una presunta crisi di governo all’indomani delle elezioni europee del 26 maggio, la dice lunga sul ruolo e la funzione di chi costantemente opera per affossare l’immagine di paesi che hanno il torto di essere scomodi, non allineati, ma pur sempre appetibili per le mani pelose degli speculatori internazionali. Se qualcuno si chiederà anche, come mai il sistema delle multinazionali e di alcune compagnie come Ryanair riesca a fregare la concorrenza, dribblando gli obblighi fiscali e ottenendo scali di favore, pur erogando servizi al limite, nessuno fornirà risposte ufficiali, come nessuno darà spiegazioni plausibili circa la distruzione del patrimonio aziendale dello Stato Italiano, avvenuta a partire dall’inizio degli anni novanta, compreso il tentativo di affossamento della stessa Alitalia, passata di mano in mano sino al rischio di estinzione.