Di Ruggero Alcanterini
IL SERPENTE IN QUARANTENA – Sembra quasi uno sgarbo o se preferite uno sgarro nel bestiario dello zodiaco cinese, questa pandemica tempesta da corona virus. Care ragazze e ragazzi, una cosa è certa, questo 2020 non doveva iniziare all’insegna del serpente untore, ma della scimmia dispettosa, posto che il turno del rettile era previsto per il 2025. Evidentemente, l’ofide macellato nel mercato di Wuhan ha voluto vendere cara la sua pelle e sta mettendo a repentaglio la nostra. Ma perché ci tocca ora ripiombare nell’atmosfera angosciosa di quella che fu l’epoca dei lazzaretti, per via della peste nera, della lebbra, del vaiolo, della sifilide e magari del colera? Perché paradossalmente la globalizzazione moltiplica geometricamente anche la diffusione di batteri e virus in ogni dove nel Pianeta, tal quali i flussi delle polveri e le plastiche di antropica fattura. Diciamo che questa non è che l’ottava piaga inflitta all’umanità, rea delle peggiori colpe, presuntuosa di immunità, scettica, riunita con i suoi vertici in quel di Davos. Credo che questo ennesimo allarme, questa scudisciata che arriva anche sulle membra indifese degli incolpevoli, debba fare riflettere ancora una volta e di più sull’educazione alla salute attraverso la prevenzione. Ecco, la prevenzione che in situazioni estreme, d’emergenza, diviene restrizione in quarantena, ma che nella normalità non dovrebbe prescindere dall’educazione alla profilassi, all’igiene, ai comportamenti consoni e responsabili, che rappresentano la chiave generale d’accesso ad una diversa e migliore qualità ambientale e della vita, assolutamente possibili, purché se ne abbia consapevolezza e volontà, salvo la vendetta del serpente.