Di Ruggero Alcanterini
LA STORIA DI OTTAVIO MISSONI ( dei Conti de’ Vidovich, per parte della madre Teresa) CI CONSENTIREBBE DI ANDARE AVANTI ALL’INFINITO, MA PER IL MOMENTO CONCLUDO CON LA LAPIDARIA RISPOSTA DEL PADRE, DOPO IL SUO MIRACOLOSO SESTO POSTO NELLA FINALE DEI 400 OSTACOLI AI GIOCHI OLIMPICI DI LONDRA 1948, AL RIENTRO DALLA PRIGIONIA TRASCORSA PER L’APPUNTO IN UN CAMPO INGLESE. OTTAVIO: “HAI VISTO PAPA’ COSA GO COMBINA’ ALL’OLIMPIADE ?” VITTORIO (il padre, capitano di lungo corso): “MA VA LA, TI SI ARRIVA’ ULTIMO !”. TUTTO QUESTO PER DIRE CHE ANCHE NELLO SPORT IL BICCHIERE PUO’ ESSERE VISTO MEZZO PIENO O MEZZO VUOTO E CHE COMUNQUE UNA DELLE VARIABILI FONDAMENTALI E’ QUELLA DI PRATICARLO, PER PROPRIA SCELTA, DIVERTENDOSI, OVE NE ESISTANO LE CONDIZIONI, OGNUNO SECONDO LE PROPRIE REALI POSSIBILITA’ . PER QUESTO, IN ITALIA, SONO QUASI DUE SECOLI CHE LO SPORT E’ ANCHE INTUITO, MA NON ADEGUATAMENTE SVLUPPATO, COME GRANDE OCCASIONE DI PROMOZIONE SOCIALE. IO AMO RICORDARE CHE IL PRIMI ILLUMINATI PROMOTORI FURONO DUE PRETI DI STRADA, DON GIOVANNI GNOCCHI (1841) E DON GIOVANNI BOSCO (1847), ENTRAMBI A TORINO, NEGLI STORICI ORATORI DI VANCHIGLIA E CORSO VALDOCCO.