Ruggero Alcanterini
PRENDO SPUNTO DALLE CONSIDERAZIONI DI FRANCO ASCANI SU MISSONI. NEL 1992 REALIZZAI PER LA RAI LA PUNTATA DI “REGINA ATLETICA” DEDICATA AD OTTAVIO E LUI RACCONTO’ DELLA SUA AMICIZIA E COMUNE INTRAPRESA CON GIORGIO OBERWEGER, QUANDO, PRIMA DI CONOSCERE ROSITA, CON LA MACCHINA DA MAGLIERISTA DELLA ZIA FABBRICAVANO TUTE. LUI DICEVA DELLA FORTUNATA COMBINAZIONE CON LA MOGLIE: “MI GHE METO EL NOM E LA ROSITA LAVORA”. SPIEGO’ CHE L’INCONFONDIBILE TRAMA DI COLORI “MISSONI” ERA ED E’ LA RIELABORAZIONE DI UNA MAGIA TRIBALE D’ISPIRAZIONE ETNICA, AFRICANA. IN UN CERTO QUAL SENSO, LA STESSA INTUIZIONE SUI PRINCIPI E SUI CONCETTI DI BELLEZZA , CHE AVEVA AVUTO LENI RIEFENSTAHL, APPRODANDO IN NUBIA, TRA I MASAII, DOPO IL TRIONFO DI “OLYMPIA” E PRIMA DI CONCLUDERE IL SUO STRAORDINARIO PERCORSO DI VITA A BEN 101 ANNI. QUEL GIORNO, A MILANO, NELLA MAISON MISSONI, IO PROPOSI AD OTTAVIO DI DARE UN VALORE COLLEZIONISTICO ALLE SUE OPERE D’ARTE E LUI MI CITO’ UN TITOLO DEL 1979, DOPO LA SFILATA A PALAZZO PITTI: “SONO PEZZI DA MUSEO, MA INDOSSATELI PURE”…