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DA DOHA A KOBANE, ZARATHUSTRA E L’UMANO DELIRIO

– E’ di questi giorni, durissimo, l’effetto che ci fa passare dallo smart skyline di Doha capitale mondiale dell’atletica, all’orrido scheletrico di Kobane capitale universale delle umane perversioni. Bastano un paio di click con l’arma più diffusa sul Pianeta, il telecomando, e si è virtualmente in grado di condividere l’ipereffimero, piuttosto che il più profondo insulto alla coscienza, a quel senso istintivo di lealtà e giustizia, che siamo in grado di reprimere, di violentare appunto con un click. Francamente, trovo difficile seguire impappinamenti per improbabili eredità, sperimentazioni gastronomiche e finanche i drammi dell’avvicendamento milionario sulle panchine del calcio. Ad un certo punto, mi sono chiesto: “Ma chi sono questi curdi, comunque pestati nel mortaio della storia?” Oltre il fascino misterico del loro profeta Zarathustra, ispiratore dello zoroastrismo, di cui si permearono millenarie religioni, civiltà e dinastie di re, da Dario ad Artaserse, credo sia assolutamente importante, fondamentale conoscere per capire un fenomeno come quello curdo, non dissimile da quello di tante altre etnie senza nazione, di minoranze fintamente tutelate, vessate a prescindere. I curdi sono ventidue milioni, ma sparsi e dispersi, scomodi perché allocati nel crocevia più congestionato del medioriente. Paradossalmente , la percentuale maggiore dei curdi vive in Turchia e la minore, appena il quattro per cento, nel territorio siriano oggetto della pesante escalation militare. In realtà, siamo di fronte all’ennesimo assalto pretestuoso, alla ulteriore messa in discussione di equilibri con indotto ricco di diverticoli. Infine, la cosa davvero impressionante è la spudoratezza con cui vengono turlupinati i curdi di frontiera, gli eroi salvifici anti ISIS, la capacità di sceneggiare la finzione dello stizzito disappunto e della sconcertata sorpresa tra il gatto americano e la volpe russa, la tempistica di bradipesche reazioni e intimazioni a futura memoria, di fantasiose sanzioni, piuttosto che la rassegnata temperanza della fatina UE, generosa con i satrapi e ingenerosa con i bisognosi.

 

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