“Vorrei offrirvi un augurio diverso dal solito, a partire dal presepe, dalle sue statuine e dai suoi ‘personaggi’ fino al messaggio che essi rimandano alla nostra vita. E inizio dal bue e dall’asinello, le figure più vicine al cuore del presepe, rappresentato da Maria, Giuseppe e dal Bambino Gesù”. E’ quanto scrive il Vescovo della Diocesi di Anagni-Alatri, Lorenzo Loppa, nella “Lettera di Natale” inviata ai fedeli in occasione della festività natalizie 2017.
Fin dal terzo secolo, spiega Loppa, un ardente apologista come Origene aveva scomodato il bue e l’asinello, “accostando un testo di Isaia alla mangiatoia di Betlemme”. Così, mentre “Israele non riconosce Gesù come Messia”, “il bue e l’asino riconoscono nel bimbo posto nella greppia del padrone il loro Signore”. In sostanza, è l’interpretazione di Origene, “gli esseri umani nascondono lo sguardo al mistero dell’Incarnazione”.
Il bue e l’asino, allora, sono un “rimprovero vivente alla nostra disattenzione, alla nostra mancanza di riconoscenza e di docilità di fronte al Mistero di Dio che si rivela”.
Il presule richiama poi l’immagine del bue “attaccato all’aratro”, che si muove con “passo lento, costante, regolare”, e che lavorando “solco dopo solco, all’infinito ci parla della nostra vita di tutti i giorni, nei suoi aspetti ruvidi; nell’impegno di lavoro serio e spesso poco appariscente”.
“Si tratta di realizzare la propria vocazione nel quotidiano” e “il bue è a disposizone per le faccende più gravose e i servizi più umili. Non prende parte alle sfilate. E’ affidabile, modesto, discreto. Ci ricorda che nella vita ci vuole costanza, determinazione, tenacia, applicazione, pazienza, disponibilità al sacrificio, voglia di ricominciare”.
Un elemento di grande rilievo è rappresentato dal giogo, di cui “il bue ha bisogno per esprimere la sua forza e incanalarla nella direzione giusta, perché, ammonisce Loppa, “si rischia di dimenticare spesso che la passione ha bisogno di rigore e disciplina per produrre scelte significative”.
Nel suo messaggio natalizio, il Vescovo di Anagni-Alatri si sofferma non a caso sulla decisione di Gesù di scegliere un asino per entrare a Gerusalemme, rifiutando invece il cavallo, mezzo tipico di guerrieri e potenti. E propone un parallelo con il presepe. La scelta di Gesù è espressione di uno “stile fatto di umiltà, di semplicità, scevro da ogni mania di grandezza e da ogni sfoggio di potenza”. Lo scopo è quello di “possedere i cuori senza nessuna forzatura” e “il ritmo lento dell’asino gli va bene”.
Ecco, allora, che in un momento così caotico come quello che l’uomo sta vivendo, “ci fa bene guardare l’asino del presepe e ascoltare il suo zoccolare dimesso”.
“L’augurio è che, lasciandoci provocare dal bue e dall’asino, possiamo regalare agli uomini e alle donne di domani dei Natali migliori di quello che ci accingiamo a vivere” conclude Lorenzo Loppa, rimarcando la necessità impellente di pensare al futuro dei giovani, ad una corretta educazione, ad un sostegno concreto del sistema scolastico, ad avere piena “fiducia nelle loro capacità e possibilità”, perché “nella loro crescita riposa la speranza di un mondo diverso”.
di Antonio De Angelis