Mettetela come volete, ma occorre tagliare i tagli che tagliano, compromettono la nostra esistenza affidata ad infrastrutture e ambiente. Mi riferisco ai disastri come quello di Genova, piuttosto che ai roghi in Grecia. Si tratta degli ultimi terribili segnali, ineludibili ammonimenti che ci obbligano a ragionare in modo razionale, logico sulla prevedibile escalation di eventi negativi legati al forzato abbandono ed allo stato di possibile probabile pericolosità di innumerevoli infrastrutture pubbliche e private, al patrimonio ambientale. Diciamocelo tranquillamente che la politica comunitaria attuata dai primi anni novanta del secolo scorso ha progressivamente ingessato la capacità
di scegliere e di intervenire, ha accentuato la logica cinica del profitto, stressando con carichi d’uso abnormi manufatti e mezzi di trasporto vetusti ed inadeguati. In Italia abbiamo soppresso e ridimensionato servizi essenziali come la Guardia Forestale e l’ANAS, lasciato andare le ferrovie secondarie, gli aeroporti minori e il presidio territoriale delle Province che, divenute Aree Metropolitane, sono prive di risorse al punto di mettere a rischio il sistema viario di competenza o addirittura non disporre del necessario per la manutenzione di sedi ed uffici. Se diversamente vogliamo addentrarci sullo specifico di questioni tecniche, sulle responsabilità del caso, possiamo tranquillamente attendere indagini e processi dai tempi biblici, ma nella consapevolezza che così restando le cose il futuro è segnato dalla insulsa legge dei parametri, dalla triste rassegnazione alle regole suicide di una Comunità che rende l’Europa non soltanto vecchia ed egoista, ma purtroppo anche sorda e cieca, rispetto alle sue patologie che degenerando la uccidono giorno dopo giorno.
Ruggero Alcanterini
Direttore responsabile de L’Eco del Litorale