“Di amianto se ne parla poco ma è importante trattare questo delicato tema, perché quasi quasi sembra ci si vergogni di aver trascurato quelle che sono le minacce che si annidano in strutture, acquedotti, case, impianti pubblici, palazzi e strutture di pubblico servizio come le scuole o le palestre. Eppure bisogna dirlo, perché i problemi si evitano se si conoscono”, ha detto Alcanterini, presidente Comitato Nazionale Italiano Fair Play durante la premiazione di venerdì 25 ottobre al Salone d’Onore del Coni, a Roma. E proprio al Foro Italico, nella rosa dei lodevoli personaggi cui sono stati assegnati i premi, c’era anche il professor Luciano Mutti, della Temple University di Philadelphia, membro del comitato scientifico Ona.
“A proposito di fair play, io sono un cavallo di ritorno nel nostro Paese, sono ancora part-time negli Stati Uniti e sono stato molti anni in Inghilterra. In questi anni ho imparato il Fair Play formale. Ora, nel mio paese, vorrei “praticare” il fair play reale. Il ritorno in Italia sostanzialmente è finalizzato ad avere dei risultati da parte dei pazienti sulla ricerca che stiamo portando avanti. Questo è il nostro compito quotidiano. E rispetto all’amianto qualcosa si è fatto. Sono molto contento di aver trovato persone competenti nel nostro paese. Attraverso delle ricerche con l’Università di Siena, ad esempio, stiamo generando dati che cambieranno il futuro dei pazienti con questa malattia – ha sottolineato – in particolare da una parte la scoperta di geni e proteine coinvolte selettivamente nel metabolismo e nei meccanismi di proliferazione di queste cellule tumorali e dall’altra l’identificazione di molecole che ne possono modulare l’attività hanno posto le basi per una rivoluzione nella terapia del mesotelioma”.