Scriveva Seneca a Lucilio: “Comportati così, Lucilio mio: renditi padrone di te stesso e raccogli e fa tesoro del tempo che fino ad oggi ti è stato portato via o carpito con frode o è andato perduto. Convinciti che è proprio come ti scrivo: certi momenti ci vengono portati via brutalmente, altri sottratti subdolamente e altri ancora si disperdono. Ma la cosa più vergognosa è perder tempo per incuria. E se ci pensi bene, osserva: della nostra esistenza buona parte se ne va mentre operiamo malamente, la maggior parte nel non far niente e tutta quanta nell’occuparci di cose che non ci riguardano. Puoi indicarmi qualcuno che dia un giusto valore al suo tempo e alla sua giornata, che capisca di morire ogni giorno? Ecco il nostro errore: vediamo la morte davanti a noi e invece gran parte di essa è già alle nostre spalle: appartiene alla morte la vita passata. Dunque, Lucilio caro, fai quel che mi scrivi: metti a frutto ogni minuto; sarai meno schiavo del futuro, se ti impadronirai del presente. Tra un rinvio e l’altro la vita se ne va. Niente ci appartiene, Lucilio, solo il tempo è nostro. La natura ci ha reso padroni di questo solo bene, fuggevole e labile: chiunque voglia può privarcene. Gli uomini sono tanto sciocchi che se ottengono beni insignificanti, di nessun valore e in ogni caso compensabili, accettano che vengano loro messi in conto e, invece, nessuno pensa di dover niente per il tempo che ha ricevuto, quando è proprio l’unica cosa che neppure una persona riconoscente può restituire.”
Il grande filosofo Lucius Annaeus Seneca la pensava così, giusto due millenni fa. Si sottrasse alla follia di Nerone con il suicidio nell’anno 65. Cambiati mezzi e costumi, gli usi sono rimasti gli stessi. La malvagità e la stupidità degli umani non è mai venuta meno, salvo la genialità e l’onestà intellettuale, il fair play in rare salvifiche riparatrici alternanze. Il Pianeta è piagato, esausto al punto di ridurre le sue pure origini nei Parchi Naturali, mentre noi tutti adesso a Kiev finiamo in artificiose visceri metropolitane per scampare all’autodistruzione. Seneca raccomandava di dare valore al tempo, ma adesso non c’è più tempo…