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Cultura: dal Teatro di Nerone ai pellegrinaggi medievali, una nuova area archeologica a Roma

Strutture e decorazioni identificabili con i resti del Teatro di Nerone sono tornati alla luce in un’indagine archeologica condotta dalla Soprintendenza speciale di Roma nella corte interna di Palazzo della Rovere, sede dell’ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Lo scavo ha restituito una articolata stratigrafia, che dalla tarda età repubblicana arriva fino al XV secolo. In principio l’area dello scavo, iniziato due anni fa, si trovava all’interno degli Horti di Agrippina maggiore: la vasta tenuta della famiglia Giulio Claudia, dove Caligola aveva costruito un grande circo per le corse dei cavalli e Nerone realizzato un teatro, di cui parlano Plinio, Svetonio e Tacito. I resti venuti alla luce riguardano la parte sinistra della cavea a emiciclo, la scenae frons, sontuose colonne finemente lavorate di marmi pregiati, raffinate decorazioni a stucco con foglia d’oro e ambienti di servizio, forse depositi per costumi e scenografie. Tutti elementi, insieme alla alta tecnica realizzativa e ai bolli laterizi, che concorrono a indentificare gli edifici ritrovati come il Theatrum Neronis testimoniato dalle fonti antiche. Rarissimi esemplari di calici vitrei, brocche e materiale ceramico, insegne dei pellegrini, oggetti in osso e matrici per rosari, battuti stradali testimoniano l’evoluzione dell’area in età medioevale tra attività produttive e pellegrinaggi alla tomba dell’apostolo Pietro. A partire da gennaio 2020, le indagini archeologiche effettuate nel Palazzo della Rovere hanno restituito un ricco palinsesto stratigrafico databile tra la prima età imperiale e l’età moderna, portando a importanti scoperte sia di resti degli Horti di Agrippina, tra cui spiccano strutture identificabili con il Teatro di Nerone, sia tracce delle attività insediative e produttive di età medievale.

“Si tratta di una scoperta di eccezionale importanza – spiega Daniela Porro Soprintendente Speciale di Roma – che testimonierebbe uno straordinario edificio di età Giulio Claudia, il teatro dove Nerone provava le sue esibizioni poetiche e canore, noto dalle fonti antiche ma mai ritrovato. Di grande interesse anche i rinvenimenti medioevali e moderni, che arricchiscono le conoscenze storiche e topografiche sulla evoluzione di una importante area della città. Ottimi risultati scientifici conseguiti grazie alla proficua collaborazione con l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme”. A nome dell’Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme, proprietario di Palazzo della Rovere, il Governatore Generale Ambasciatore Leonardo Visconti di Modrone ricorda: “Nella sede dell’Ordine, che finanzia istituzioni caritative in Terra Santa dove sono accolti cristiani e non cristiani in uno spirito di dialogo e di apertura interreligiosa, sono state avviate attività di scavo e di studio in collaborazione con la Soprintendenza, nella consapevolezza della responsabilità per la proprietà di conoscere, tutelare e valorizzare un Palazzo così importante sotto il profilo storico, archeologico e artistico”.

Le fonti antiche attestano come negli Horti di Agrippina sorgesse anche un teatro, fatto costruire da Nerone, e dove l’imperatore provava le sue esibizioni poetiche e canore. Ne hanno scritto Plinio, probabilmente Svetonio e Tacito. Legata alla sola memoria letteraria e alle ipotesi degli studiosi, l’esistenza del Teatro di Nerone fino a oggi era circondata da una aura di leggenda: i nuovi scavi hanno finalmente permesso di riportare alla luce dei resti monumentali che la Soprintendenza speciale di Roma propone di attribuire al celebre edificio neroniano. Si tratta di due strutture in opera laterizia databili, grazie ai bolli rinvenuti sui bipedali, all’età Giulio Claudia e la cui possente tecnica costruttiva testimonia un’opera di grande impegno economico e tecnico, frutto di una committenza di alto rango come si può evincere dall’apparato decorativo. Il primo edificio è caratterizzato da una pianta a emiciclo, con muri radiali e un sistema di accessi e di scale. Tutte caratteristiche compatibili con una cavea teatrale, su cui sorgevano le gradinate per il pubblico, con scaenæ frons a ovest e un ricchissimo apparato decorativo, sembra di ordine ionico, con elementi architettonici e rivestimenti in pregiati marmi bianchi e colorati. Stucchi ricopertidi foglia d’oro – una tipologia che si riscontra anche nella Domus Aurea – impreziosivano probabilmente, sia l’interno che il prospetto della struttura. Il secondo edificio perpendicolare al primo, è costituito da una serie di ambienti con funzione di servizio: presumibilmente per ospitare i materiali e le attrezzatture utilizzati per gli spettacoli nel teatro, come scenografie, costumi.

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