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IL COVID TRA LE FAUCI DI ANTHONY – L’editoriale del Direttore

Se non fosse perché stiamo di traverso e affondati nella palta sino al collo, ci sarebbe da gioire, urticati da un moto irrefrenabile d’orgoglio, posto che quell’Anthony dal cognome italianissimo, Fauci, capace di tenere testa a Donald, dal chiaro cognome alemanno, Trump, è divenuto faro della speranza nel contrasto al COVID 19, come lo è stato e lo è per l’AIDS. Del resto lui, figlio di farmacisti e nipote di emigranti sciacchitani, non è suscettibile a intimidazioni di sorta, ma altresì forte della sua resilienza caratteriale e delle sue certezze scientifiche, ci ha mandato un messaggio senza velature di sorta. Come ci ha insegnato la storia e drammaticamente quella della pandemia “spagnola” di un secolo fa, posto che la prima sferzata del virus è ancora in atto, con impennate nei paesi refrattari all’idea del distanziamento, la seconda ondata pandemica incombe e potrebbe essere tragica. Anthony ci aggiorna sulla corsa contro il tempo, della preparazione di un vaccino USA, che potrebbe essere disponibile – per gli americani – durante l’inverno e ci raccomanda di dare fondo ad ogni opportunità, senza remore ed indugi, perché l’Europa e noi si faccia altrettanto. Credo che quelle dell’ennesimo rappresentante italico, consegnato all’empireo dell’eccellenza, attraverso il magico procedimento di quel che fu il “Sogno Americano”, siano parole, segnali, consigli o veri e propri avvertimenti, che dovrebbero indurre tutti ad occuparsi drasticamente della prevenzione salute, piuttosto che attardarsi tra i meandri insidiosi del Giardino Segreto del Casino Algardi in Villa Pamphili, dove si faranno strame e gloria di Colao e del suo Piano, piuttosto che del futuro non soltanto economico del Bel Paese e del suo Governo in affanno.

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