La Belt and Road sceglie il filo di seta dell’arte per presentare la ricerca di quindici artisti cinesi del digitale. Per la prima volta, infatti, il digitale cinese sbarca in Italia in modo strutturato, artefice dell’operazione il Bridge Zhonghuancun-Romexpo. Roma sarà infatti una delle tre tappe di una marcia capace di legare in uno scambio di amicizia le città di Roma, Biskek e Pechino.
Zhongguangcun Digital Culture Industry Alliance è la denominazione dell’associazione dei distretti tecnologici cinesi che prende il nome dal famosissimo distretto tecnologico di Pechino. E’ appunto questa organizzazione che ha realizzato l’evento collaborando con la sperimentata società Romexpo che aveva, già un paio di anni fa, organizzato la presentazione sul mercato italiano, del distretto artistico cinese 798 di Pechino.
Nella cornice di Palazzo Velli, nel cuore di Trastevere è apparso, dunque, per un breve istante uno scenario fortemente visionario e innovativo: la CONTEMPORARY CHINA INTERNATIONAL DIGITAL ART EXHIBITION “Unbounded and Blended – Digital + Age of Life and Art”,
Intellettuali, artisti, addetti ai lavori e anche molti curiosi, oltre ad alcuni diplomatici, hanno visitato l’esposizione, coordinata da Liu Liang e Armando Soldaini. Riportiamo alcuni nomi scelti tra quelli che hanno lasciato traccia nel libro delle presenze: Francesco Ranieri Martinotti-presidente dell’Associazione Nazionale Autori Cinematografici-, Massimo Arcangeli presidente ANEC-Agis Lazio, l’organizzatore del Festival del Corto Roberto Petrocchi. Tra gli artisti: Fava, Mastronicola, Fioramanti, Pupillo, Bianchi, Cusatelli e Serino. Poi Glauco Benigni,esperto di nuove tecnologie e global communication, Andrea Ungari tecnologo e direttore del centro culturale Polmone Pulsante, l’antropologo Simone Cirulli, l’organizzatore del festival del Folklore Mario Agnocchetti e Ruggero Alcanterini presidente delComitato italiano Fairplay che, in un suo breve intervento, ha voluto sottolineare come nelle opere presenti a Palazzo Velli si potesse scorgere una eco dell’esperienza futurista. L’evento del 30 ha anche ospitato la pregevole esibizione dell’artista mongola Ulan che ha eseguito alcuni suoi brani accompagnandosi con un arpa mongola.
Le opere, alcune delle quali realmente affascinanti sul piano stilistico, presentavano tutte nel loro complesso un alto livello di interesse. Non va dimenticato che “la scrittura” cinese si dipana per immagini. E’ stata un’esperienza estremamente appassionante per il fatto di riflettere nella sequenza, in alcuni casi onirica, in altri cupa e claustrofobica, narrazioni di una realtà altra, di un differente universo, con modalità comportamentali se non anche di pensiero, diverse. E’ proprio questa la caratteristica più interessante dell’esperimento, metter in mostra la diversità mantenendosi all’interno di un percorso di avvicinamento e confronto che muove entro i confini del grande progetto Belt and Road.
Oltre l’evento, la mostra è stato motivo di incontro tra culture diverse, in grado di stimolare riflessioni molto interessanti e di far nascere un nuovo desiderio, nel gruppo di artisti presente, volto a sviluppare un progetto analogo e inverso, con una grande mostra dell’arte di ricerca italiana, sul mercato cinese. Sembra dunque che la filosofia di fondo, proposta da Belt and Road initiative, al di là delle dispute politiche e oltre gli alti livelli che regolano flussi economico finanziari del pianeta, la voglia dei popoli sia quella di approfondire la reciproca conoscenza arricchendo ognuno la propria creatività, incorporando l’esperienza dell’altro.