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Confini e limiti dell’Unione Europea

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ci ha ricordato che i nostri confini sono quelli dell’Europa Unita, ovvero che chi vi è dentro dovrebbe essere tutelato e garantito da pari doveri e pari benefici… Forse è davvero presto per avviare un reale processo unitario, tale da eliminare le miserevoli differenze regionali e nazionali per le quali siamo costretti ad affliggerci in piroette al limite dell’impossibile. Diversamente, potremo fare a meno dei partiti ad personam, fatti in casa o dal commercialista, potremmo rifarci alla dimensione, allo spessore e all’esperienza storica dei movimenti politici europei, piuttosto che ad equiparate normative e trattamenti in termini di stipendi, pensioni e welfare. E ancora le questioni regionali o etnico culturali, come quella che colpisce secolarmente un’area importante come quella della Catalogna. Bene, se come suggerisce ed auspica il Presidente Mattarella, i confini fisici fossero realmente quelli dell’Unione Europea, se questo fosse il senso compiuto, almeno moralmente, dello stare insieme, non avrebbero motivo d’essere le tensioni spagnole ed i relativi diplomatici dinieghi dei vertici Comunitari sulle pulsioni indipendentiste dei catalani. Diciamo che al momento l’unica certezza è la gabbia monetaria, quella dell’Euro , unico cemento che tiene insieme i pezzi di un sistema che rifiuta responsabilità condivise scomode come quella dei migranti e che, diversamente, si appalesa attraverso bandi e concorsi, regole annonarie e contributi devoluti ai professionisti specializzati nell’elaborare progetti, che spesso non appagano nemmeno l’esigenza dell’apparire. Investimenti che non lasciano traccia, per la semplice ragione che una vera strategia europea non c’è e non potrà esserci fintanto che rimarranno e prevarranno confini e sciovinismi nazionali.

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