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Conferenza sullo sport, con Roberto De Franceschi e gli studenti del Liceo Pablo Picasso.”di ANZIO

In una giornata dai contorni grigi, quando anche il tempo sbadiglia incerto, cercando riparo oltre i riflessi dei vetri schizzati di pioggia, è proseguita la settimana dello studente del Liceo Artistico “Pablo Picasso” di Anzio. Un caleidoscopio di appuntamenti dai mille colori, a dispetto dei toni invernali che contrastano la frizzante vitalità dei giovani studenti, impegnatissimi a disegnare una scuola carica di freschezza, proiettata verso il futuro e un orizzonte scintillante. Nel sessantotto si ipotizzava la fantasia al potere e la creatività, oggi, dopo cinquant’anni, le certezze delle illusioni son sempre le stesse, sognando autogestioni, corsi underground e classi multimediali. Tra un rullo di batteria e una canzone di Vasco suonata per caso; un meeting sul bullismo e una conferenza sullo sport. Una miriade di colori da fare invidia alle ancore del passato, che esplodono nello spontaneismo dei ragazzi, accalcati in una biblioteca satura di libri, vibrazioni e baseball. Tutti seduti, in impaziente precarietà, con le mani in perpetuo movimento. Mani capaci di creare arcobaleni di tessuti, o gioielli da far spezzare il fiato di stupore, oppure dipingere una tela incrostata di naturalezza: i futuri Artisti. Con i telefonini a vibrare inutilmente in fondo al cuore e gli occhi puntati sullo schermo, dove i mostri della Major League statunitense sparavano spettacolo e persuasione, accompagnati dalla sapiente affabulazione del Campione, che illustrava con voce sicura il senso dello sport, come una metafora della vita. Dove il talento, la predisposizione e la volontà, vanno al di là del quieto vivere, ben oltre la monotonia e il lento ritmo quotidiano, un tran tran colmo d’impegno, una sfida a tempo di rap che porta all’affermazione. E mentre l’atmosfera si elettrizzava di pulviscolo ed empatia, si svelava finalmente l’arcano, un filo segreto e misterioso che legava la cattedra alla platea, sciogliendosi nelle emozioni dei racconti di Roby De Franceschi, il campione aggrovigliato agli artisti, tra le mille domande e le infinite risposte. Tirando l’anima dei presenti fin dentro alle parole, ai confini degli aneddoti, dei viaggi, dell’ammirazione. Le sfide lanciate sul campo, il fascino della vittoria, direttamente proporzionali allo studio, a un esame da affrontare, fino al successo finale. Fino all’applauso, fino alla retorica morale dell’incontro tra l’uomo affermato e i ragazzi all’inseguimento delle proprie fantasie, con la certezza che senza la passione e il sacrificio, il sogno resterà un’illusione per sempre!

Questi sono i ragazzi del Liceo Artistico “Pablo Picasso” di Anzio:

“Ciao sono Vittorio, mi è piaciuta molto la descrizione dell’approccio e l’emozione che si prova giocando a baseball; per la parte tecnica mi ha colpito in particolare l’uso dei segnali nel corso delle partite.”

“Ciao io sono Mattia, ho seguito con attenzione la conferenza e oggi ho capito che non bisogna mai arrendersi di fronte agli ostacoli, agli infortuni e neanche all’età, e si deve avere tanta passione in quello che si fa.”

“Un incontro interessante con una persona molto cordiale, che ci ha spiegato le regole e le modalità del gioco del baseball con una esposizione stimolante, ci è piaciuto molto; io sono Laura.”

“Ciao, mi chiamo Miriam, questo incontro ci è piaciuto e ci ha fatto appassionare molto, anche se il baseball è uno sport che non conoscevamo nei dettagli; è riuscito a farci emozionare e interessare in modo particolare a questa conferenza.”

“Mi chiamo Francesco, io già conoscevo Roberto e l’ambiente del baseball e ho visto moltissime partite; molta gente non apprezza questo sport considerandolo statico, non conoscendone bene le regole e il fascino; la conferenza è stata interessante perché Roberto ci ha portato dentro alle sue esperienze ed è stato molto emozionante sentirlo parlare.”

“Ciao io sono Alessandra, anche per me è stato veramente emozionante, un’esperienza molto coinvolgente, con la scoperta di uno sport che non conoscevo.”

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