Affluenza in calo per i ballottaggi nei 75 Comuni italiani richiamati al voto, ballottaggi che comunque danno il colpo di grazia al corpo del Pd, uscito ansimante dal voto del 4 marzo scorso e disegnano una geografia elettorale che conferma in Italia la forza crescente della Lega (“storiche vittorie in Comuni amministrati dalla sinistra da decenni” ha affermato con soddisfazione il leader leghista Matteo Salvini) e del centrodestra.
Crollano le roccaforti rosse (Pisa cede il passo dopo quarant’anni) in Toscana ed Emilia Romagna, mentre il Movimento 5 Stelle vince in 5 Comuni su 7 (tra cui Avellino, storico feudo Dc), perdendo però Ragusa e Terni.
Per il centrosinistra si tratta di una sconfitta senza attenuanti (“una sconfitta storica”, ha riconosciuto il coordinatore nazionale di Mdp, deputato di Liberi e Uguali, Roberto Speranza).
Nel Lazio
E se a livello nazionale la caduta del centrosinistra è verticale, la situazione è sensibilmente diversa, invece, nel Lazio, anche se per il governatore Nicola Zingaretti “non bastano semplici aggiustamenti” o “povere analisi di circostanza”, ma “vanno ridefiniti un pensiero strategico, la nostra collocazione politica, le forme del partito e il suo rapporto con gli umori più profondi della società italiana, l’organizzazione della partecipazione e della rappresentanza nella democrazia”.
In questa Regione sono stati chiamati alle urne i cittadini di 8 Comuni e quelli del III Municipio di Roma (area settentrionale, con oltre 200 mila abitanti), per un totale di 496.963 elettori (su una popolazione complessiva pari a 567.777).
Il ballottaggio ha interessato le città di Viterbo, unico capoluogo di Provincia, Pomezia, Velletri, Aprilia, Formia, Santa Marinella, Anagni e Fiumicino (cioè quei Comuni con più di 15 mila abitanti dove nessun candidato al primo turno ha raggiunto la maggioranza assoluta dei consensi espressi).
Rispetto al dato nazionale, nel Lazio il centrosinistra, che guida l’amministrazione regionale seppur nelle difficoltà di una maggioranza ‘ballerina’ in Consiglio, si è assicurato 3 Comuni su 4 della provincia di Roma, e precisamente Velletri, Santa Marinella e Fiumicino, conquistando inoltre anche il popoloso III Municipio di Roma. Il ‘galleggiamento’ del centrosinistra in questo ballottaggio, però, non è andato oltre i confini della provincia romana. Sul resto del territorio regionale, infatti, i risultati hanno premiato centrodestra, 5 Stelle e liste civiche.
Bassa affluenza
Il voto del 24 giugno, tuttavia, è stato caratterizzato dalla bassa affluenza alle urne, un calo preoccupante. Il dato nazionale registrato ai ballottaggi è stato del 47,61%, nettamente inferiore rispetto al 60,42% del primo turno, una differenza di circa 13 punti percentuali.
Il Lazio non è stato da meno, con numeri da brivido: 20,9% degli aventi diritto nel III Municipio della Capitale (26,49% al primo turno); 46,38% a Viterbo (due settimane prima alle urne si era presentato il 62,48% degli elettori); 43,74% ad Aprilia (rispetto al 56,01% del 10 giugno); 40,69% a Pomezia (contro il 56,22%); 52,57% ad Anagni (22 punti percentuali in meno rispetto al 74,08% del primo turno); 53,08% a Formia (64,79%); 50,97% a Velletri (63,48%), 44,11% a Santa Marinella (59,64%); 41,48% a Fiumicino (55,51%).
Le sfide
Ecco, nel dettaglio, come sono andate le sfide al ballottaggio nel Lazio nei Comuni interessati.
A Pomezia a sorridere è stato il pentastellato Adriano Zuccalà, che ha totalizzato il 68,76% dei consensi, staccando nettamente il rivale Pietro Matarese, sostenuto dalla coalizione di centrodestra, fermatosi a 31,24%.
Ad Aprilia, invece, a contendere la vittoria al centrodestra è stata una coalizione di liste civiche a sostegno di Antonio Terra, che ha ottenuto il 52,71% dei voti e quindi la conferma a sindaco contro Domenico Vulcano, che al primo turno aveva assaporato la vittoria totalizzando 37,83% contro il 31,88% di Terra.
Altra conferma è giunta da Fiumicino, questa volta a vantaggio dell’esponente del centrosinistra Esterino Montino, che ha avuto la meglio sul candidato del centrodestra Mario Baccini, chiudendo la sfida con il 57,22% dei voti. Solo 42,78% per l’ex ministro della Funzione pubblica.
A Viterbo, invece, il sindaco uscente ha dovuto lasciare il posto all’esponente del centrodestra Giovanni Maria Arena (foto a sinistra), appoggiato da Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni e lista civica Fondazione!: gli è bastato il 51,09% per imporsi su Chiara Frontini, candidata civica in campo con due liste civiche.
Per il centrosinistra, comunque, note positive sono arrivate da Santa Marinella, dove l’ex primo cittadino di Civitavecchia, Pietro Tidei, ha conquistato la vittoria con il 57,71% a spese di Bruno Ricci (sostenuto da Forza Italia, Lega e liste civiche) e da Velletri, dove Orlando Pocci è stato eletto sindaco con il 54,98% dei voti, superando lo sfidante Giorgio Greci (Lega, FdI e Cuoritaliani), arrivato al 45,02%, nonostante l’apparentamento con Casapound.
E proprio Casapound non è bastata neanche a Daniele Tasca, sostenuto anche da altre liste civiche, per diventare sindaco ad Anagni, in provincia di Frosinone. Nella cittadina ciociara, infatti, a vincere è stato Daniele Natalia, centrodestra, con il 55,14% (quasi 11 punti percentuali in più).
A Formia, nel sud Pontino, la fascia tricolore è andata alla civica Paola Villa, primo sindaco donna. Per lei il 62,20% dei consensi, contro il 37,80% totalizzato dal candidato del centrodestra Pasquale Cardillo Cupo.
Infine il III Municipio di Roma (che comprende i quartieri di Montesacro, Talenti, Fidene, Serpentara, Bufalotta, Conca d’Oro, Tufello e Settebagni).
Nuovo minisindaco è Giovanni Caudo, indipendente, in passato assessore della giunta capitolina guidata da Ignazio Marino: con il 56,71% dei consensi ha battuto Francesco Maria Bova, centrodestra, che ha ottenuto il 43,29%.
La sua affermazione, dopo quella al primo turno di Amedeo Ciaccheri all’VIII Municipio (Garbatella), rappresenta per il centrosinistra un risultato significativo, seppur in un panorama generale davvero poco edificante.
Entrambi i neo presidenti sono civici sostenuti da un centrosinistra allargato, che oltre al Pd comprende LeU, movimenti e realtà civiche.
Un campanello d’allarme che forse il sindaco di Roma, Virginia Raggi, dovrebbe tenere in considerazione.
di Antonio De Angelis