25 AGOSTO 2018
– Era un po’ che non mi dedicavo alle mie cianfrusaglie e così ho preso il coraggio di ripulire un ovale in metallo sbalzato, completamente annullato dalla patina dell’antico. Finalmente liberato, il vecchio obsoleto oggetto si è rivelato come straordinaria metafora, un invito a non indugiare rispetto al tempo fuggevole e con esso la vita. Se per la barocca fanciulla adagiata tra specchio, clessidra e teschio valeva l’invito a considerare la vita e la bellezza come una effimera ricchezza, per me è divenuto un irresistibile invito alla riflessione sotto la mia caricatura “americana” del 1984: ho recuperato il cappello di allora e mi sono messo a confronto, cogliendo la differenza tributata alla ultratrentennale sopravvivenza … Poi ho tolto quel cappello divenuto “accio” e mi sono coronato d’alloro, come nota ottimistica per un futuro ahimé passato. Confesso che mi sono
divertito
, infischiandomene delle solite pessime news sulla vita reale che ci circonda. Orazio aveva le idee chiare e dovremmo averle anche noi, ma sappiamo che non è facile. La vita sarebbe davvero triste se non fossimo un po’ cicale, ingiustificatamente ottimisti, disposti ogni tanto a cambiare atteggiamento, ad essere curiosi di noi stessi, a scommettere sui sentimenti degli altri…”… Dum loquimur, fugerit invida aetas: carpe diem, quam minimum credula postero.”