“Oggi per la prima volta dalla mia elezione al Senato sono intervenuto nell’Aula di palazzo Madama in occasione dell’informativa del ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, sulla gestione dei flussi migratori e sui recenti sbarchi in Italia. Purtroppo, più che un discorso, ho ascoltato una relazione prefettizia con poche idee e anche molto confuse. Un intervento certamente non all’altezza della crisi politica che si è innescata con un nostro storico alleato, la Francia. Piantedosi ha ribadito che ‘in Italia non si entra illegalmente’ e che ‘la selezione non la fanno i trafficanti’, che il nostro Paese non può subire le migrazioni. Giusto. Ma senza un piano complessivo non si va da nessuna parte: certamente un Paese europeo come l’Italia non si governa così. In particolare, servono politiche che possano davvero limitare il flusso degli arrivi, non la retorica disgustosa sul ‘carico residuale'”.
E’ quanto scrive nella sua newsletter il leader di Azione, Carlo Calenda. “Il punto politico infatti è che il ministro Piantedosi deve scegliere se agire ancora come capo di gabinetto di Salvini o come ministro della Repubblica in grado di governare l’immigrazione – continua Calenda -. Sia chiaro: l’attività delle Ong va regolata, ma il comportamento del governo è stato indegno di un Paese civile. In altre parole, Piantedosi non ha fatto altro che replicare l’atteggiamento del ministro Salvini nel Conte I. È inaccettabile, infatti, rivendicare come grande risultato lo sbarco di 234 persone su circa 90 mila arrivi annui. Un atteggiamento sciagurato che ha provocato una gravissima crisi politica con la Francia e che ha messo in difficoltà persino il presidente della Repubblica, costretto a intervenire per correggere la rotta. Tutto ciò è dovuto al fatto che l’esecutivo non è interessato al governo del fenomeno migratorio, ma soltanto a rispondere ai fatti di cronaca in modo precipitoso”.
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