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A BUDAPEST, IL FAIR PLAY DI ZORRO

– E sì, è proprio vero che le sorprese non finiscono mai, qui nella caleidoscopica capitale del fair e del play mondiale, Budapest. Per tre giorni i custodi del progetto onirico, salvifico e finanche utopico del sommo William, Jeno Kamuti e Christian Hinterberger, alla guida di CIFP e EFPM, hanno estratto meraviglie dall’armonico scrigno austro ungarico. Ieri, anzi questa notte, al Castello di Vajdahunyad, custode della simbolica Piazza degli Eroi, la conclusione gioiosa tanto quanto il volteggiare dei ballerini sulle note della csarda ed il colpo di teatro con l’irruzione di “Zorro”, al secolo l’elegantissimo leader olimpico messicano Cipriano Barreto Amaro, che non ha mancato di lasciare la “Z” del suo segno, invocando i benefici del fair e del play per tutta l’America Latina. Penso che questo appuntamento, più che per modifiche statutarie e “bla, bla” di rito, sia servito per farci comprendere come risponde l’umano divenire all’orrendo del degrado, morale e fisico, che continua a colpire sotto la cintura ovunque e con particolare accanimento i pessimisti. Diversamente, questa notte, Buda e Pest erano smaglianti, costellate di swaroski, spettacolari sul maestoso Danubio, tanto quanto imbarazzanti di giorno, con l’infinità di cantieri super attivi della Città che si rinnova, brulicante di bella gioventù e turisti non per caso. Sembra che qui il disagio, il degrado e la disperazione non siano proprio di casa, con l’evidenza del bello e del funzionale, con l’apparire del nuovo a sostegno della tradizione, nel segno del rispetto, mentre il sud est della Spagna va sott’acqua e Avellino brucia.

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