Ecco, dunque, che si ripropone puntualmente il problema, quello di passare dal bla, bla, bla ai fatti. Da Glasgow, dalla COP 26, Draghi ci spiega che la diplomazia dello scontro non funziona, ma sembra che anche quella del confronto e della condivisione possibili rischiano di finire in un vicolo cieco. Bolsonaro e gli australiani si erano già smarcati, come i cinesi, i russi e adesso gli indiani, che rimandano ogni cosa al 2070. Lo sanno tutti che a prevalere sono i “confessati” interessi pelosi di chi detiene le sostanze fossili e di chi le sfrutta e non ha interesse a cambiare fonti e sistemi energetici. Intanto Gaia si avvampa e si offusca, rigurgita plastica e veleni ovunque… E’ vero che qualcuno ha già speculato, si è arricchito ed ha fatto gran parte del lavoro sporco, di distruzione, ma adesso non c’è più spazio, né tempo per giocare a poker, piuttosto che alla roulette russa. Temo che – qualsiasi sia la conclusione di questo COVID 26 – non andremo da nessuna parte, anzi qualcuno, cinicamente, sta già facendo alzare il costo delle bollette, aggiungendo danno al danno. Siamo alle solite, con la metafora del Titanic davanti agli occhi, avviati gioiosamente verso la catastrofe, delle cui responsabilità varrebbe la pena almeno di anticipare il giudizio, quello universale.