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Da beni confiscati a beni comuni Oggi a Grosseto con Ennio Mario Sodano Direttore Nazionale ANBSC

Siamo in prima linea per rilanciare il riutilizzo sociale dei beni confiscati alla mafia e alla criminalità organizzata: è un valore culturale, etico ed educativo che abbiamo il dovere di compiere con forza.
Infatti, la re-immissione nel circuito dell’economia legale degli immobili e delle aziende confiscate alla criminalità organizzata costituisce un segnale positivo per la comunità, di vittoria dello Stato e della legalità.
È importante stimolare e valorizzare, attraverso la destinazione dei beni confiscati, la fattiva e quotidiana collaborazione dei cittadini nella gestione cooperativa dei beni stessi.
Si tratta di un patrimonio di oltre 30.000 immobili e quasi 4.000 aziende quello finora gestito – e attualmente in gestione – dall’ANBSC. Gli immobili già destinati sono circa 14.850, mentre quelli in gestione 17.498; 3.025 sono le aziende in gestione e 939 quelle destinate.
Nel 2018 sono stati destinati 1.251 immobili e 55 aziende. Oltre il 90% dei beni destinati si trova nel Mezzogiorno.
È fondamentale avviare politiche di valorizzazione dei beni immobili confiscati e favorirne il reinserimento nel circuito economico sociale. Si rende necessaria una decisa azione di coordinamento delle attività delle Amministrazioni statali, degli enti locali e di tutti i soggetti che, a vario titolo, intervengono nella gestione dei beni confiscati, nonché la cooperazione tra tali attori istituzionali responsabili delle singole fasi del procedimento. A tale scopo, è fondamentale realizzare un incremento della destinazione dei beni in tempi brevi rispetto al provvedimento di confisca e, successivamente, monitorarne l’effettivo utilizzo. La valorizzazione a scopi istituzionali o sociali avviene con il coinvolgimento attivo del terzo settore.

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