Ma insomma, questa storia dei ballottaggi per le “amministrative” appare sempre più assurda e indigesta agli stessi elettori, avviati tristemente a percentuali inaffidabili già dal primo turno. E’ evidente, che l’incertezza di un risultato definitivo, assoggettato ad apparentamenti imprevedibili, a fughe fuori porta di chi ha sulle balle i ballottaggi e quindi ad esiti contrari o comunque diversi dall’orientamento reale dei consensi, non fa altro che disincentivare la partecipazione dei cittadini alle consultazioni elettorali, fondamentali per la società civile fondata sulla democrazia. Per chi come me parte dal presupposto sportivo, ovvero che chi arriva primo al traguardo e chi segna più punti vince, l’idea che qualcuno possa sovvertire il risultato mettendola in cagnara, piuttosto che patteggiare spartizioni e barattare ribaltoni – lasciando peraltro fuori molti di quelli che al primo turno hanno “perso” pur avendo ottenuto migliaia di voti e preferenze – è inaccettabile. Insomma, tanto per essere chiari, bisognerebbe tornare al proporzionale puro, salvo lo sbarramento naturale del quoziente minimo per maturare un posto in consiglio. E i sindaci e le maggioranze? Salta chi zompa, diceva il grande Giulio Onesti.